Lo scorso Aprile ho regalato un viaggio a Roby per festeggiare il suo compleanno, meta scelta Israele. Ero al settimo cielo, non vedevo l'ora di partire, fino all'ultimo non avevo organizzato nulla e poi un giorno, così per caso decido che "no!" non voglio più andare in Israele, non me la sento, mi faccio spaventare da colleghi e amici che preoccupati mi esortano ad abbandonare l'idea del viaggio in una terra così pericolosa. Mi sono fatta influenzare troppo, al punto da decidere che in Israele non ci avrei messo piede e quindi piano B, viaggio spostato in Giordania.
Col senno di poi non so dire se la mia sia stata o no la scelta più giusta, ma sono tornata stupita nell'aver scoperto che la Giordania è un paese meraviglioso.
Sulla falsa riga di un viaggio arrabattato e organizzato così, all'ultimo minuto, nonostante le paranoie pre partenza, dovendo tornare in Israele per il volo di ritorno, siamo "costretti" a passare per Gerusalemme e così, dimenticate le preoccupazioni, decidiamo di dedicare 8h ad una delle città che più mi affascinava e di cui sentivo parlare sin dall'infanzia: la Terra Santa.
Dal punto di confine via terra tra Giordania e Israele, l'Allenby Bridge, (per info maggiori leggi Passport please) prendiamo uno sherut (taxi condivisi), e in 30 minuti raggiungiamo la città. Il taxista ci lascia proprio di fronte al Jaffa Gate,una delle porte d'ingresso alla città di Gerusalemme, e con gli zaini in spalla ed una mappa alla mano, partiamo alla scoperta di Gerusalemme.
Il primo impatto è sempre il più significativo ed è ricco di sentimento perchè la tua mente è libera da ogni pensiero, sei solo focalizzato nel capire quello che stai per affrontare. Non vi farò una descrizione dettagliata di quello che ho visto e fatto, non posso aiutarvi nell'organizzazione di un futuro viaggio a Gerusalemme, noi ci siamo persi in questa città e così l'abbiamo vissuta. Vi racconterò piuttosto delle "prime impressioni", delle sensazioni provate a bruciapelo osservando luoghi visti fino a quel momento sulle prime pagine dei rotocalcoli, vi renderò partecipi delle mie emozioni, cercando di farle diventare anche un po' vostre.
La fuga lampo è iniziata camminando nelle strette vie della città, osservando la gente, i nomi delle strade, le porticine delle case e i primi negozi. Il nostro primo pensiero è stato: . Mi sono sentita "non me la sarei mai immaginata così" trasportata in un mondo parallelo, tutto quello che passava davanti ai miei occhi sembrava il pezzo di un set cinematografico, nella mia mente dubitavo dell'esistenza di un posto così avvolgente come questa città.
La spianata delle Moschee è chiusa per recenti disordini, quindi barriamo quella che doveva essere la nostra prima tappa. Niente panico, ci dispiace non essere riusciti a vederla, ma viviamo il momento passo dopo passo. Stiamo percorrendo la via dolorosa, abbiamo già gettato la mappa e deciso che avendo poco tempo l'unico modo per carpire il più possibile da questa città è muoversi senza una meta, perdendoci da una via e l'altra, tra una piazza e una sinagoga, tra un negozio di souvenir e una panetteria ebraica. Saltelliamo tra una via e l'altra, prima nel quartiere cristiano dove croci, rosari, presepi in miniatura, iconografie della Madonna e di Gesù, ci accompagnano nel cammino fino alla Santa chiesa del Sepolcro, dove per la prima volta in vita mia vedo l'estremo credo cristiano/cattolico, donne che si stendono sulla lapide del sepolcro quasi a voler essere un tutt'uno con lei. Non sono credente, anche se ho trascorso svariati anni a catechismo e infinite domeniche a messa ma, trovandomi di fronte a quel sepolcro, senza comprenderne bene il motivo, ho sentito il bisogno di toccarlo anche io, non so bene il perché, forse più per l'influenza di così tanta fede che mi circondava.
Sbuchiamo nel quartiere ebraico e dopo che ci viene omaggiato il 5 sacchetto di pane azimo, seguiamo un gruppo di Haredim (gli Haredim sono ebrei ortodossi conservatori, gli uomini sono facilmente riconoscibili dai loro cappelli a larghe tese e dalle barbe lunghe), fra di loro distinguiamo nel gruppo una famiglia composta da circa 8 figli: 5 femmine e 3 maschi, che si muovono veloce per raggiungere il Muro del Pianto. Surreale il posto dove ci troviamo, in migliaia accorrono verso il Muro divisi fra uomini e donne, alcuni sono seduti, altri in piedi, tutti pregano e infilano preghiere nei fori del muro. C'è una gran ressa, rumore e confusione, ci avviciniamo cercando di capire meglio cosa succede, come si svolge questo momento spirituale d'incontro tra la fede e l'uomo, ma le uniche percezioni che riesco a cogliere è la mia emozione a fior di pelle, la meraviglia nell'osservare così tanto amore attorno a me, la scoperta di essere coinvolta da una fede che non pensavo risiedesse nel mio spirito. Ci muoviamo di nuovo, il tempo stringe e abbiamo ancora tante cose da vedere, passiamo velocemente nel quartiere armeno che scorre via senza particola eventi degni di nota.
Rieccoci nel quartiere cristiano, siamo stanchi e accaldati è aprile ma il sole è caldissimo, raggiungiamo una piazza e un gentilissimo signore corre in nostro soccorso perchè ci vede disorientati e ci fa notare che se vogliamo vedere una bellissima vista della città possiamo salire sul campanile della chiesa. Detto fatto, ecco la foto che cercavamo da tempo quella che è sempre appartenuta ad altri mentre ora è scattata da noi, da me! E' il mio timbro sul passaporto che attesta che io sì, a Gerusalemme ci sono, l'ho conosciuta, per poco tempo e abbiamo avuto primo appuntamento, primo di una serie perchè questa giornata, mi ha stregato, mi ha fatto viaggiare con la mente, mi ha fatto toccare con mano pezzi di storia che mi hanno cresciuto; mi ha anche lasciato l'amaro in bocca per non essere riuscita a vedere e vivere tutto quello che avrei voluto fare.