Avevo puntato questo libro fin dalla sua uscita, per via di una copertina che trovo semplicemente adorabile. Poi però, un po' per tirchieria, un po' per paura, ho aspettato qualche tempo prima di leggerlo. Paura, sì. Perché mi sono resa conto, leggendo la quarta di copertina, di sapere perfettamente cosa significa perdere qualcuno così all'improvviso. Basta un attimo. Un mattino, un pomeriggio, una sera o una notte. Pochi istanti perché la tua vita cambi per sempre, senza che tu non ci possa fare assolutamente nulla. Non ero quindi sicura di essere in grado di reggere l'impatto con un romanzo che mette in parole quelle sensazioni tanto conosciute e tanto dolorose. Però credo anche nel potere terapeutico dei libri e forse leggere una variante della propria storia può essere un passo ulteriore per riuscire a superarla (non importa quanto tempo sia passato, a volte la tristezza ti prende comunque quando meno te l'aspetti).
Nei primi capitoli un po' ho pianto, sarebbe inutile negarlo. Credo che leggere di un uomo che muore all'improvviso su un treno carico di pendolari avrebbe colpito chiunque (soprattutto se si è stati pendolari per tanto tempo). Poi però qualcosa nel libro si è inceppato e sono arrivata alla fine, abbastanza in fretta bisogna ammetterlo, con la sensazione che in queste pagine non fosse successo nulla, che non mi avessero lasciato niente, se non una certa irritazione. Dovrebbe parlare di amicizia, quella tra Karen, la moglie dell'uomo morto sul treno e madre di due bambini piccoli che si ritrova ad affrontare una terribile tragedia, e Anna, fidanzata con un uomo bellissimo ma alcolizzato. Un legame fortissimo quello tra le due donne, che dura fin dai tempi dell'università. A loro si aggiunge Lou, educatrice omosessuale, vittima di bullismo da parte dei suoi alunni, che ha assistito in diretta alla morte dell'uomo perché viaggiavano sulla stessa carrozza e che ha diviso il taxi con Anna quando il treno è stato soppresso per agevolare i soccorsi. Di ogni donna ci viene raccontata la vita, il passato e le difficoltà: il rapporto con il marito o con il compagno o con i genitori e tutte le difficoltà che questi inevitabilmente comportano.
Il potenziale per scrivere una bella storia, non banale, c'era tutto. Eppure, il primo pensiero una volta terminato è che questo potenziale sia stato miseramente sprecato, tra banalità, eccessive tragedie, storie troppo intricate per essere vere, qualche stereotipo e qualche ridicola scena di sesso assolutamente non necessaria. Tutti elementi che alla lunga lo hanno reso irritante e che alla fine non mi hanno lasciato nulla. Ho trovato tutto un po' troppo facile: facile far commuovere parlando di una morte tanto tragica, facile far arrabbiare parlando di un fidanzato insoddisfatto e, per questo, ubriacone, facile creare astio tra una ragazza lesbica e la sua pignolissima e odiosissima madre che ovviamente finge di non sapere nulla. E' mancato qualcosa quindi, qualcosa che da questa facilità riuscisse a tirare fuori una storia originale, in grado di coinvolgere pienamente il lettore non solo perché spinto da un senso di pietà verso le tragedie delle protagoniste. Non era facile, certo. Ma l'autrice quasi non ci ha provato, fallendo miseramente.
Quindi, sebbene si tratti di una lettura sicuramente scorrevole, a mio avviso si tratta di un libro assolutamente evitabile.
Nota alla traduzione: nulla da segnalare.
Titolo: Un attimo, un mattino
Autore: Sarah Rayner
Traduttore: V. Bastia
Pagine: 407
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Guanda
ISBN: 978-8860885197
Prezzo di copertina: 17,00 €
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formato e-book: Un attimo, un mattino (Narratori della Fenice)