Un bagaglio da non dimenticare – Valigie Rosse

Creato il 08 settembre 2014 da Diletti Riletti @DilettieRiletti

Cosa sono adesso non lo so,

sono solo,

solo il suono del mio passo.

P.F.M.

Quando si viaggia accade spesso di dimenticare qualcosa, un ombrello, una maglia, un fazzoletto colorato. Forse una lettera d’amore. Si dimenticano piccole parti di sé sulla cappelliera di un treno, sotto un sedile o lasciandole scivolare chissà dove. E questo non per volontà specifica o per incuria. Piuttosto per una stupida, cieca disattenzione. Per esser stati assorbiti da una telefonata o dall’annuncio della coincidenza da non perdere.

Ché se nel momento in cui stiamo per andar via qualcuno ci fermasse, dicendoci Ehi, stai lasciando qui questo pezzetto di te, sgraneremmo gli occhi, stupiti, sorridendo di sollievo e anche di gratitudine.

E accade allo stesso modo nella vita di esser talmente disattenti e presi dalle nostre piccole storie da non prestare attenzione alle storie altrui, storie differenti dalla nostra, ma ugualmente importanti. E forse anche di più: perché queste storie estranee hanno avuto bisogno di una grande forza, e di coraggio per esser raccontate. Qualcuno si è dovuto fermare ad ascoltarle, qualcuno a trascriverle. Altri hanno profuso il loro lavoro per diffonderle, e senza ricavarne guadagni.

Ho rimuginato a lungo prima di parlare de Gli Asteroidi di  Valigie Rosse, nonostante abbia letto Ci metto la faccia prima dell’estate e Il bambino mammitico qualche settimana fa. Ci ho pensato e ripensato, perché –in qualche modo diversa io stessa- non intendo in nessun modo fare un discorso pietistico sulla necessità di fermarsi e prestare attenzione a queste voci.

Valigie Rosse è un progetto editoriale indipendente e no profit, la cui attività per quel che riguarda la poesia è collegata al Premio musicale Piero Ciampi di Livorno. Gli Asteroidi –di cui fanno parte Ci metto la faccia di Costanzo Ferraro e Il bambino mammitico di Giacinto Conte – sono invece una collana di prosa che raccoglie voci spesso inascoltate, lasciate indietro. Voci da cappelliera, voci da sotto il sedile, scritte in prima persona, più che autobiografiche, proprio dirette. Contengono, come contiene la vita, gioia e amarezza, momenti di debolezza e reazioni coraggiose.

Non cercate qui alta letteratura, se non vi cercate dentro –come primo elemento- la vita: l’inchiostro è cavato dalle cadute e dalle faticose rimonte, le parole sono calde di saliva, rabbia e politica e religione. Non parlerò dei “problemi” di Giacinto, della “disabilità” di Costanzo. Non farò appelli e non chiederò l’aiuto di nessuno: loro non lo chiedono.

Ma vi sto chiamando. Avete dimenticato un pezzo di voi, dove correte?

Questo è il sito di Valigie Rosse e ne approfitto per ringraziare l’appassionata Silvia Bellucci per avermi regalato queste voci.


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