Louis Collins tornò dal suo viaggio a ovest e la piccola Delia non c'era più. Se l'erano presa gli angeli. Louis pensò a come può essere triste questa vita, dove qualcuno se ne va proprio mentre qualcun'altro arriva. Ma gli angeli ormai se l'erano portata via.
Quando si seppe in giro che la piccola Delia era morta tutti vollero vestirsi di rosso per lei. Louis scese in città a comprarsi degli abiti nuovi e farsi splendida rosa per la sua Delia. Ma gli angeli si portarono via anche lui.
Si era appena comprato un cappello, uno bellissimo Stetson da cinque dollari color rosso sangue di bue quando Stacker Lee gli sparò a bruciapelo alla nuca. 'Non essere triste Louis: ti mando dalla tua Delia, così non la dovrai più lasciar sola', gli disse Stacker mentre premeva il grilletto. E gli angeli se lo portarono via.
Il giudice era un duro, si chiamava Billy Lyon. Gli disse: 'Sei sempre stato uno stronzo Stack, stavolta ti appendo fino a che non verranno gli angeli a tirati giù'. Più tardi, quando il secondino gli chiese "Cosa c'è che non va in te?", Stack gli rispose: 'Ho mandato Louis a raggiungere la sua Delia tra gli angeli del cielo'. E gli angeli scesero a pigliarsi pure Stacker Lee.
Li seppellirono tutti e tre nel piccolo cimitero dietro la chiesa: la piccola Delia in mezzo, Louis dalla parte della testa e Stacker Lee ai piedi. Sulla tomba di Delia crebbe un roseto, su quella di Louis una meravigliosa rosa rossa. Mentre sopra a Stacker Lee c'era solo il suo fantasma, una piccola ombra fredda che tremava come una fiammella nelle notti umide di nebbia.
Ora guardo il cielo sopra ai tetti e dentro di me penso "Speriamo che sia tutta una storia, speriamo che non sia vero, speriamo che quel Dio che li avrebbe dovuti proteggere non sia lo stesso che protegge anche noi. Perchè alla fine quei tre se li sono presi tutti gli angeli'.
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'Scrivere di musica è come ballare di architettura', diceva il vecchio Frank Zappa e citava qualche tempo fa un'altra personcina che per come ha fatta la testa potrebbe anche essere sua lontana parente. Probabilmente avevano entrambi ragione ma da un po' di tempo mi frullava in testa questa idea di trasformare una canzone in un racconto. Un racconto breve, ovviamente. Senza interpretazioni, senza tagli e senza sensazioni: semplicemente scrivere la storia. Apparentemente solo un esercizio di riscrittura. Solo che non è stato per niente facile: mi ci sono voluti parecchio tempo e innumerevoli riletture perchè mentre scrivi la musica e le rime ti rimbalzano in testa, strumenti molto potenti nella memoria che ti raggiungono anche quando vorresti e fai fatica a raccontare liberamente.
Questa canzone è un pezzo tradizionale americano, "Folk bloodbath" in italiano suonerebbe più o meno 'bagno di sangue': titolo di buon auspicio e comunque meglio di molti altri, quindi l'ho tenuto. E' una ballata scritta nel (millenovecento)ventotto da Mississippi John Hurt, io ho usato un riadattamento recente di Josh Ritter. Dopo decenni avanti e indietro per le strade d'America questi classici iniziano a cambiare un po' la storia da versione a versione. Quella originale di Mississippi Hurt in effetti parlava solo di una signora Collins disperata per il suo Louis morto ammazzato da tali Bob e John. Mentre Stagger Lee - o Stack O'Lee - dal canto suo era in effetti fin dal principio uno stronzo, stava in un'altra canzone e finiva sulla forca per aver fatto fuori un certo Billy de Lyon che aveva tentato di fregargli un cappello Stetson da cinque dollari. Lo aveva freddato senza pietà, nononstante il de Lyon lo implorasse di risparmiarlo che teneva moglie e due bambini piccoli. Nella versione di Ritter che io ho ripreso, Billy Lyon fa il giudice e una cinquantina abbondante di anni dopo si vendica (la vendetta, si sa, è un piatto che va gustato freddo, un po' come il gazpacho).
Se non si fosse ancora capito ho un certo debole per quella musica dell'america profonda che chiamano independent o alternative o ancora alt-country. Secondo me è semplicemente il country come lo si suona negli anni duemila. Il fatto che mi piaccia così tanto dipende probabilmente dal posto da cui vengo: pianure di nebbia, stalle, maiali e zanzare, tra odore di fieno e umido dei fossi.
Mississippi John Hurt era un ex bracciante agricolo, ex operaio delle ferrovie e ex chissà quant'altro di Avalon. Nel Mississippi per l'appunto. Uno che cantava alle feste in campagna pizzicando una chitarra con una voce a metà tra un parlato e un sospiro. Incise due o tre dischi alla fine degli anni venti poi se lo prese la Grande Depressione e tornò a fare l'operaio. Lo riscoprirono cinquant'anni dopo, con il country-rock che per evitare un capolinea cercava le sue radici. Il disco di Josh Ritter invece è del 2010 e si intitola 'So Runs the World Away': 'Così va il mondo', a sua volta citazione di un verso di Shakespeare nell'Amleto. Mississippi John Hurt se lo sono preso gli angeli nel sessantasei, Josh Ritter invece per adesso c'è ancora (e in questo momento penso si stia dando una bella grattata di coglioni). Ah, quasi dimenticavo: Mississippi John Hurt era nero.
Ecco i pezzi:http://www.youtube.com/watch?v=N6s0ejQElUg&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=_5v8Qob8Ylg&feature=related
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