Da subito, mi ha colpito il primo disegno che ho visto. Decine di chiavi appese lungo il filo spinato. Non sono attaccate con dello spago, è il filo spinato stesso che passa attraverso i fori. Potrebbe sembrare un dettaglio inutile, ma non lo è. Le chiavi dondolano costantemente, sono poste leggermente in alto, non c'è possibilità di toglierle da lì. Nessuno ha idea dove cominci e dove finisca quel cavo. Sotto a quei grappoli di ferro, c'è un bambino. Ha la testa incassata sulle spalle leggermente curve, i suoi capelli somigliano ai raggi di un sole stilizzato. Tiene la mani giunte dietro la schiena, come fanno gli anziani quando a piccoli passi affrontano la strada. Eppure lui è un bambino, non si vede mai un bambino con le mani in mano. Una nuvoletta ci lascia entrare nei suoi pensieri. Ci sono delle case dai profili squadrati, ammassate l'una accanto all'altra. Il bambino sogna di poterci tornare, e di poterlo fare assieme a tutto il suo popolo.
Ha lo sguardo rivolto sempre in avanti, non sappiamo come siano i suoi occhi.
Sappiamo solo il suo nome: Handala.
Naji al-Ali non ha scelto casualmente questo nome per il suo personaggio. Handal è il nome di una pianta che cresce nel deserto, dalle radici robuste. Richiama poeticamente la ginestra di Leopardi, condivide con questo fiore una tenacia ricca di speranza. E' il simbolo della resistenza palestinese. Naji al-Ali ha iniziato a disegnarlo nel 1969, trasferendo sulla carta il travaglio di una generazione che aveva sofferto degli effetti della Nakba (ovvero l'esodo del 1948) e della Naksa nel 1967 ( la guerra dei sei giorni che portò Israele ad impadronirsi del West Bank e della Striscia di Gaza). Sommando tutte le esperienze più dolorose, ha creato un alter ego di dieci anni, che in poco tempo ha conquistato il cuore dei lettori. "Handala ha solo dieci anni, e li avrà per sempre", solo così potrà conservare quella purezza esemplare necessaria per guardare in faccia l'ipocrisia e l'assurdità della guerra. Siamo tutti dietro alle sue spalle, è il primo ad esserci, mentre davanti ai nostri occhi scorrono le immagini.
Naji al-Ali ha interpretato lo spirito di un popolo oppresso sfruttando un linguaggio antico, come quello simbolico, con cui ha costruito i suoi scenari. Unendo la satira più amara con l'oscurità della disperazione, ha creato dei veri e propri manifesti del sentimento, testimonianze mute di un'oppressione ignorata e sminuita.Voleva essere diretto, avrebbe fatto in modo che tutti capissero, o meglio, sentissero quello che non veniva raccontato. Tenendo fede ad un patto non scritto con le persone, Handala è sempre stato intransigente, non le ha mai illuse con promesse vane, o appoggiando soluzioni ingiuste o inefficaci per le questioni più rilevanti. Non ha risparmiato nessuno, criticando senza mezze misure le élites conservatrici arabe, i presidenti americani e gli sceicchi ingordi di soldi. Handala ha raccontato tutto questo, senza mai abbandonare la speranza per una risoluzione pacifica ed equa.
Stamattina ho provato a disegnare Handala. E' semplicissimo! Quasi come disegnare un cuore o una casetta. Sta forse in questo il segreto della sua forza? Sui muri di molte case palestinesi rimaste in piedi, nei cortili delle scuole, lungo le stradine che attraversano i piccoli paesi, c'è Handala. Sul grande muro del West Bank ce ne sono diversi. E la cosa più straordinaria, è che l'immagine del piccolo bambino palestinese sia comparsa a supporto di altre battaglie per la libertà: Sud Africa, Vietnam, America latina.
Una testimonianza racchiusa in pochi tratti, un simbolo universale di lotta e solidarietà.
Naji al-Ali è morto assassinato a Londra il 29 Agosto 1987.
Alessio MacFlynn