L’importanza di questo straordinario documento sta non solo nel suo essere un raro esempio del “metodo compositivo” di Beckett, ma anche nell’estensione, più di settecento pagine, molte delle quali furono escluse dalla versione che andò in stampa, oltre che negli appunti a margine, negli scarabocchi e in generale in tutti quegli elementi apparentemente di contorno, ma indicativi dello svolgersi delle idee nella mente dello scrittore nato a Dublino.
Ghiottissima acquisizione, dunque, questi manoscritti che Beckett regalò a un amico, Brian Coffey, nel 1938, dopo il famigerato episodio dell’aggressione subita dallo scrittore ad opera di un magnaccia, a Parigi, e che poi furono venduti, nel 1968, a un collezionista privato che li ha conservati sotto chiave, fino alla sua morte, avvenuta l’anno scorso.
Di certo, gli innumerevoli spunti che il documento offre agli studiosi, lo rendono qualcosa di molto pregiato, se non unico, per la storia della letteratura internazionale, all’interno della quale Samuel Beckett occupa un posto importante.
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