Se un uomo si mette a fare una cosa, sempre la stessa, per tanti giorni di seguito, all’inizio non saprà fare quella cosa,poi, giorno per giorno, saprà farla sempre meglio, e alla fine saprà farla così bene da poter insegnare a un altro uomo come si fa e dirgli quanto tempo ci vuole per imparare a farla. Questa cosa accade nell’uomo in maniera naturale: cioè, noi umani siamo portati per natura a essere curiosi, ad assimilare la tecnica, ad avere la pazienza che ci vuole per raggiungere un determinato livello di abilità. Anche gli animali lo fanno, ma per loro tutto ha un fine di natura. Noi invece non sappiamo più quale sia il nostro fine di natura. Io, per esempio, un bel giorno mi sono messo a scrivere di cose che non esistevano. Non mi sono messo a scrivere queste cose perché me lo ha imposto il mio istinto di sopravvivenza. Mi sono messo a farlo per occupare il tempo in una maniera che ritenevo conforme alle mie inclinazioni. Così mi sono messo a scrivere, cioè a fare una cosa, sempre la stessa, per tanti giorni di seguito, e all’inizio non sapevo fare questa cosa, poi, giorno per giorno, ho saputo farla meglio, e alla fine saprò farla così bene da poter insegnare a un altro uomo come si fa a scrivere di cose che non esistono. Poi un giorno la mia vita finirà e grossomodo potrò dire che la mia vita è stato questo: fare la stessa cosa per tanti giorni, una cosa perfettamente inutile; non come la tigre quando insegna ai cuccioli a cacciare, anzi, non come il cucciolo della tigre quando impara da sua madre a cacciare andando a caccia tutti i giorni e ripetendo gli stessi gesti fino a conoscerli abbastanza bene da potersi procacciare il cibo da solo. Non come la tigre perché la tigre fa una cosa utile, mentre io faccio una cosa inutile, questo è chiaro. Però, pur essendo cosciente dell’inutilità della cosa, io continuo a farla, e sono abbastanza sicuro che la farò fino alla fine dei miei giorni, con quell’ostinazione umana che non mi spiego ma della quale, allo stesso tempo, non mi stanco di meravigliarmi.