Keith Utech ha perso sua moglie. Adesso dovrà assorbire il colpo personale, quello delle spese per le cure (siamo negli Stati Uniti) e tirar su due figli da solo.
Keith Utech vive a Milwaukee (Wisconsin) e ha fondato un’etichetta straordinaria: Utech Records, celebrata anche con un festival. Negli anni ha scoperto o dato spazio a band molto importanti per noi, mostrando sensibilità e gusti eclettici nel reclutare artisti in grado di trovare una sintesi tra estremo e sperimentale. Non a caso c’è chi conosce Utech Records per il jazz e chi la ritiene uno dei punti d’osservazione decisivi per comprendere la galassia drone/metal, senza dimenticare la finestra che ha aperto sulla scena noise giapponese. Sottolineo la fortissima personalità che Keith mette nelle sue uscite, creando ad esempio delle collane in cui si parte dall’artwork per riunire sotto un ombrello comune un tot di dischi: le Arc Series, che giravano intorno al lavoro del fotoreporter Max Aguilera-Hellweg, figura ben nota anche al di là del mondo della musica estrema, o alle URSK Series, che mettevano in mostra il talento di Stephen Kasner, illustratore attivo sin dagli anni Novanta in ambito metal e hc (fermo, si legge – ma non ho riscontri diretti – per gravi problemi di salute, da ormai diversi anni).
Non conosco Keith, ma – sulla base di quel poco che ci ho interagito negli anni – non ho difficoltà a credere che sia una bella persona. Ecco anzitutto perché ad aiutarlo si sono messe decine di artisti che hanno dato vita a una compilation-benefit di quattro ore e passa, con quarantuno pezzi. Molte di queste persone, in ogni caso, gli devono qualcosa in termini squisitamente musicali, perché ha dato loro una possibilità quando ne avevano bisogno (e spessissimo la meritavano).
Qui ci sono un bel po’ di progetti che fanno capire l’importanza del lavoro di quest’uomo. Penso a Reto Mäder, presente con RM74 e Ural Umbo, e alla sua sintesi scurissima di istanze post-industriali, ambient e doom. Penso ai Locrian (ci sono anche i side project Kwaidan e Holy Circle), che su Utech hanno pubblicato uno dei loro migliori album, The Crystal World, e adesso sono su Relapse, così come Jenks Miller/Horseback. Che dire poi dell’heavy dutch jazz dei Dead Neanderthals che non abbiamo già scritto le molte volte che ci siamo occupati di loro? Si tratta in questo caso di gente che ha beneficiato dell’esposizione ottenuta con Utech Records, ma troviamo anche figure già con più storia alle spalle, come il noisician norvegese Lasse Marhaug e i doomgazers Nadja, che sono stati ben lieti di venire a dare una mano. Potrei andare avanti all’infinito con questa compilation, c’è persino uno dei Voivod dentro.
Fate una cosa intelligente e buona allo stesso tempo.
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