Sono state settimane deliranti (perché maggio, si sa, a scuola è un mese al cardiopalma), specie se all’ordinaria amministrazione si aggiungono vari tipi di imprevisti (come quelli, di Franti e Zuccherosa, cui ha accennato ultimamente, e molti, molti altri); specie se si fa parte di commissioni serie e toste (per le quali arrivano decisioni da prendere, che non sono né evitabili, né semplici); specie se, per contratto con la vita, si è deciso di non rinunciare comunque all’esistenza (il che significa, nei fatti, ritagliarsi, sempre e comunque, uno spazio di svago o di vacanza); specie se si è ripresa la tosse; specie se a tutto questo si aggiunge il peso di una campagna elettorale. Una cosa che non è – la ‘povna lo sa, perché da sempre è multi-mondi e multi-tasking – paragonabile a nient’altro: arriva, e ti travolge. E ti rimangono allora due strade, per ribattere: rinunciare, e resisterle (ma allora: avrebbe senso farla?); oppure seguire la bufera con consapevole entusiasmo, e farsi trascinare.
La ‘povna ha scelto la seconda opzione, convintamente. E così, dal ritorno dalla gita in Appennino, la sua vita è diventata un tangram: incastri sopra incastri; la mattina a scuola, a fare il suo dovere con gli alunni; il pomeriggio in giro per la piccola città, a fare cassettaggi, discussioni, comizi; distribuire volantini o tenere aperta la sede al pomeriggio; un pomeriggio che si fa spesso notte: con le manifestazioni, le feste di auto-finanziamento, le millemila iniziative. Nel mezzo, una giornata (e un pomeriggio a settimana, a scelta) da dedicare alla funzione docente, pancia a terra: i video per le lezioni di storia, da costruire con anticipo; le schede auto-prodotte di italiano, per le ultime poesie da dare ai Pesci; il decimo tema dell’anno da propinare ai Merry Men, perché “ragazzi, ci ho pensato, è molto meglio” (e quelli, che sono pazzi furiosi, non protestano). E poi le correzioni: per tenere testa al crescente caos che la politica porta nella sua vita di ogni giorno, Kant aveva infatti deciso che era necessario darsi, inflessibile, una regola: mai un pacco di verifiche più di due giorni e mezzo. Così la ‘povna – che, come ha già detto, è pazza – ha distribuito volantini dopo aver valutato le performances storiografiche dei Pesci; ha incontrato Nichi Vendola uscendo dal compito di Epica degli Anatri; o, ancora, si è portata per via, per un intero pomeriggio, i temi su Richelieu dei Maculati.
Il risultato, dal punto di vista scolastico, è che per ora il ritmo si è mantenuto incredibilmente alto. E lei, altalenando tra le corse, si è trovata (imprevisti) persino certi pomeriggi liberi (perché un incontro aveva cambiato, repentino, orario all’ultimo momento; e lei aveva già terminato, precisetta, lezioni e correzioni).
Le capita così di uscire all’improvviso, in mezzo al blu del pomeriggio, per fare un altro cassettaggio. Oppure di dedicarsi, rapida, a una torta. Nel mezzo, la chiamano i genitori degli alunni (“Allora, come va, professoressa ‘povna?”); oppure, anche più spesso, i suoi compagni (di lotta e di governo): “Chi si offre volontario per questa notte? Ci sono i manifesti da attaccare!”.
La ‘povna dice di sì, appena possibile. E si gode l’atmosfera di SEL, che è sempre quella: intelligente, aperta, curiosa verso il mondo.
Ragione forte – e bella di per sé, senza altri orpelli – per rendere il bilancio della sua partecipazione attiva, e del suo maggio, solo e infinitamente positivo.
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