Ci sono tante cose che accadono quando si vive a stretto contatto con la natura. Prima fra tutte, ci si può scoprire perdutamente innamorati di una piantina appena nata in una mattina all’alba, o si possono trascorrere giornate intere chinati a strappare erbacce senza mai guardare l’orologio, e la goduria aumenta quando si riesce a osservare da vicino ogni singolo dettaglio dei cambiamenti che si susseguono, giorno dopo giorno, in ogni stagione.
Da qualche tempo, e ormai già a maggio inoltrato, sembra che la signorina Primavera si stia ancora stiracchiando la schiena intorpidita, mentre pian piano, facendosi ben desiderare, snoda e alliscia i suoi nastri colorati per farli ondeggiare pigramente in tiepide giornate, elargendo qualche scoppiettio di fiori in boccio, colorando di tenui sfumature i frutti minuscoli che fanno capolino in cerca di tepore, incoraggiando i semini a cacciare fuori una radichetta.
Con queste miti temperature, non ancora aggressive per le piante che presto dovranno essere innaffiate regolarmente, ci si può inoltrare in un boschetto o percorrere un vialetto coi muri a secco di un paesino rurale, per trovare piccole e turgide o alte e maestose Felci da sradicare con delicatezza e fermezza, per poi trasferirle in un luogo simile nel proprio giardino, là dove il sole non picchia e un cespuglio di Forsizia dona la giusta ombra alla base di un Nespolo.
Oppure si può orientare a ogni ora il piccolo Girasole non ancora in fiore, in modo che il seme rubato l’inverno scorso da un esemplare gigantesco possa trovare la massima apertura alare per dare con le sue fogliette il BUONGIORNO al Sole, in ogni momento.
Si può poi approfittare delle conoscenze della vicina, che in trent’anni di vita in collina ha imparato di tutto sulle piante di ogni tipo, e sapere da lei che i Pomodori vanno sostenuti con le cannette piantate in profondità nel terreno, i Piselli e i Fagioli vorrebbero una rete su cui arrampicarsi, i legumi stanno bene insieme e anche dai Fagioli e Ceci secchi che si usano per la zuppa possono nascere delle piante stupende e fruttuose! Basta tenerli a bagno una notte e metterli poi direttamente nella terra.
E poi magari un giorno il Falegnomo ti costruisce una grossa fioriera con un pallet da cui puoi far pendere Petunie, Portulache, Trifogli e Fragole e dove la Menta può fare i suoi giri sotterranei per spuntare dove meno te la aspetti.
E poi fai un salto in città e ogni cespuglio o vaso di piante per strada o a casa di un amico diventa una preda da” rubare” (senza deturpare) e da portare nel proprio giardinetto Zen.
Sì perché quando si raccolgono i semi dei fiori selvatici lungo i sentieri, o si fa una talea col rametto di Menta o di Geranio di un vaso lì per caso, o ancora si ruba dal bosco una pianta per farla crescere altrove, non è peccato, non si sta compiendo nessun atto di vandalismo, anzi!
In questi momenti adoro la vita, e aggiungo mentalmente alla mia lista delle cose per cui vale la pena vivere la bellezza della natura che cambia e che nutre, consola, commuove e rallegra.
Facile lasciarsi convincere che ci sia qualcosa di meraviglioso e misterioso che forse non siamo in grado di comprendere ma che possiamo ascoltare e assecondare, cercandolo nei nostri piccoli orticelli, nei boschi incolti e freschi, nella condivisione di conoscenze ed esperienze, nel rapporto con la terra, nell’apprendimento “sul campo”, nella continua crescita personale e collettiva.