Un branco di lupi

Creato il 14 maggio 2011 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Il 13 maggio del 1981 a metà pomeriggio percorrevo la via del Tritone, ve  lo racconto perché, quel giorno era destinato a diventare storico…un brusio di folla che aumenta e diventa notevole…e poi le voci che si rincorrono: “hanno sparato al Papa!”.

Così inizia l’appuntamento di  Corrado Augias  nella sua piccola trasmissione “Le Storie, diario italiano” su Rai 3 che ogni giorno propone temi di politica,  cultura, attualità, Storia e le storie che cambiano il nostro Paese. Come questa accaduta 30 anni fa, alle 17.00 in punto, quando,  la gip del Papa avanza lenta tra la folla, accorsa per vederlo, una bambina viene sollevata e presa tra le braccia poi, centinaia di piccioni salgono improvvisamente in volo, rumori secchi, forti, un killer professionista spara…confusione, sangue e la corsa verso l’ospedale…

A pochi giorni dalla beatificazione di Giovanni Paolo II,  ricordiamo un altro importante e tragico evento che lo riguarda. Era il 13 maggio del 1981 quando il turco Alì Agca sparò due colpi di pistola contro Karol Wojtyla. Due spari che fermarono l’attenzione del mondo intero e hanno rischiato di fermare anche il cuore del Papa.  E’ la data dell’attentato alla vita di Giovanni Paolo II, in piazza San Pietro, mentre a bordo della “papamobile” fendeva la folla, salutava, baciava la fronte dei bambini, benediceva i fedeli.

Su quel gesto divenuto storico, in studio ne discutono con Corrado Augias  i giornalisti Marco Ansaldo  (vaticanista del quotidiano “La Repubblica”) e Yasemīn Taşkin (corrispondente in Italia del quotidiano turco “Sabah”) autori del  libro: “Uccidete il Papa. La verità sull’attentato a Giovanni Paolo II”, che  offre nuove risposte su un enigma attorno al quale si sono intrecciati troppi interessi, confermando senza ombra di dubbio che furono “I lupi grigi” i mandanti. Un’organizzazione giovanile di estrema destra, nazionalisti e molto radicati in Turchia che avevano rapporti con l’esercito e il governo, vennero utilizzati come uno strumento dal potere per la strategia del terrorismo poi, abbandonati e dimenticati.

Grazie ad anni di ricerche, a interviste esclusive ad Agca, ai suoi confidenti e ai Lupi grigi, a testimonianze dei magistrati che indagarono sul caso, a documenti inediti provenienti dagli archivi appena aperti dei servizi segreti dell’Est e ad altri materiali d’eccezione  è venuta a galla una  verità  semplice, peraltro subito rivendicata dagli stessi Lupi grigi, che volevano farsi sentire, attirare l’attenzione con un atto clamoroso fine a se stesso. Di certo fu un complotto, ma smentita definitivamente, la paternità dell’attentato al regime ex sovietico di allora, la cosiddetta “pista bulgara”, ipotesi capolavoro costruita dalla Cia. Approvata invece la  precisa volontà del movimento eversivo turco dei “Lupi Grigi”, nel quale militava Alì Ağca, che aveva giurato: Ucciderò il capo dei cristini”! -  Il primo proiettile colpì Karol Wojtyla all’addome; il secondo alla mano sinistra e al braccio destro sopra il gomito. Il terzo si conficca nella papamobile e non viene mai periziato, in seguito dopo la visita in carcere al suo attentatore e il relativo perdono,  il Papa lo posizionò sulla testa della corona della Madonna. Sono  in 15 i testimoni che hanno sentito tre colpi e c’è la foto di un giornalista americano che ritrae un altro attentatore mentre estrae l’arma dal giubbotto e  che per paura, trovandosi a pochi passi dall’uomo armato, non continuò  a scattare, ma che riuscì a ritralo mentre scappava. E’ Oral Celik, prima indagato e poi rilasciato per insufficienza di prove che è  stato probabilmente il suo complice.

L’attentato al papa si collega anche ad un altro tragico avvenimento di quegli anni: il rapimento di Emanuela Orlandi, la 15enne cittadina vaticana svanita nel nulla il 22 giugno del 1983. Ma su questo ci sono ancora molti misteri da svelare.   A suo tempo, Wojtyla fece diversi appelli pubblici per Emanuela.  Ali ha fatto dei nomi clamorosi affermando che  in questa vicenda vi sia la responsabilità di più persone e che si tocchino livelli molto alti.  A suo tempo Giovanni Paolo II, in lacrime, parlò di un’organizzazione terroristica. Questo lascia pensare che avesse delle prove. Ma nulla di più. Si spera che il Vaticano sgretoli questo muro e si assuma le sue eventuali responsabilità.

Dunque l’attentato al Papa è uno dei pochi enigmi documentatissimi  che ha trovato risposte esaurienti, un pezzo della storia italiana che val la pena leggere, per scoprire cosa ci è capitato.


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