Gusti retrospettivi combinati ad un’indole eclettica non hanno che potuto dar vita, per Valerio Bulla (voce e basso), Gino Maglio (synth), Angelo Stoikidis (chitarra) e Domenico Migliaccio (batteria), al progetto dark wave degli Ancien Régime. Nel 2008 la formazione è diventata quella attuale e il cambio ontologico all’interno della band ha significato un vero e proprio cambiamento di attitudine. L’introduzione dei synth c’ha permesso di fare la musica che veramente volevamo. Così, dopo uno split in vinile prodotto dall’etichetta Mannequin con il gruppo newyorkese dei Led Er Est, è uscito quest’anno l’album The Position.
La fedeltà al genere, costante in tutti i brani, potrebbe rischiare di appiattire il giudizio in una mera riproposizione degli esempi musicali di riferimento ma, ad un ascolto attento, diventa al contrario il maggiore punto di forza.
Apprezzando tutti molto Joy Division, Sound, Low life ma anche la new wave più melodica come i Diaframma, ai quali hanno aperto a Roma il mese scorso, la scelta di dedicarsi completamente al genere più affine alla propria indole è stata imprescindibile ed ha permesso agli Ancien Régime di creare un prodotto musicale solido, frutto di uno studio collettivo e razionale ma naturale al tempo stesso. Un lungo lavoro di studio che parte dalla spontaneità per una band i cui componenti hanno o hanno avuto quasi tutti progetti musicali paralleli ma che, quando suonano insieme, non possono che fare questo genere di musica, non possono che essere questo.

Da un input compositivo di alcuni si arriva ad un lavoro di arrangiamento molto collettivo e a testi che senza essere narrativi permettono, ad ognuno secondo la propria sensibilità, di colorare quegli ambienti che un sound ricercato ed incisivo ci costruisce lentamente attorno. Mentre in copertina, una foto dell’archivio Alinari di Firenze, che ritrae l’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria in compagnia di altri cinque personaggi dopo una battuta di caccia, è un’apparente esaltazione del concetto di staticità che stride col relativismo che abbiamo noi nell’approccio alle cose.
Allora si comprende come assecondare le proprie inclinazioni, esprimerle nel genere più affine al proprio temperamento, diventi il presupposto necessario affinché la musica suoni sincera. Perché con The Position gli Ancien Régime creano un’idea, una mentalità, quella un po’ melanconica e retrospettiva che i membri della band hanno sempre avuto e che inevitabilmente si riflette sulla loro musica. Danno forma ad un concetto frutto del tempo e del loro essere, che siamo liberi di condividere o meno e di interpretare.
Sotto quell’antico dagherrotipo tratteggiano le linee di un quadro metafisico in un divenire di sensazioni contrastanti come le infinite fughe prospettiche che la realtà ci riserva. E tra la vertiginosa pluralità delle possibili scelte seguono quella dell’autenticità, facendo paradossalmente rievocare ad atmosfere new wave un eterno concetto romantico: bellezza è verità, verità bellezza. Altro non c’è dato sapere. Ed è quanto basta.
a cura di Elisabetta Rapisarda
http://mannequinrecords.bandcamp.com/album/mnq-032-ancien-re-gime-the-position-lp
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