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Un brillamento solare in versione HD

Creato il 18 settembre 2014 da Media Inaf
Crediti: NASA/Goddard/SDO

Crediti: NASA/Goddard/SDO

60 mila gradi Kelvin: è questa la temperatura che ha raggiunto il materiale solare nella bassa atmosfera durante brillamento del 10 settembre scorso ripreso da diversi strumenti, tra cui IRIS (Interface Region Imaging Spectrograph), il gioiellino della NASA che si occupa di sservare come il plasma si muove, raccoglie energia e si riscalda mentre viaggia attraverso la bassa atmosfera del Sole. Il flare X1.6 appartiene alla classe X, la più potente (le classi sono A, B, C, M e X, in ordine crescente). I numeri ci danno qualche informazione in più rispetto alla sua potenza: ad esempio un flare X2 è due volte più intenso rispetto a un X1. Un altro brillamento era già stato registrato da SDO il giorno prima.

I brillamenti solari sono potenti emissioni che potrebbero essere nocivi per l’uomo se non fossimo difesi dal campo magnetico terrestre. Tuttavia – se abbastanza intensi – possono disturbare il segnale dei satelliti che si trovano nell’orbita geostazionaria, quella dedicata alle comunicazioni. Di recente la NASA ha diffuso un video in cui si vedono in combinato le immagini riprese da IRIS e quelle di SDO (Solar Dynamics Observatory): quelle sulla sinistra si concentrano sulla cromosfera, mentre le altre mostrano una regione più calda e leggermente superiore, la corona. Il materiale ripreso da SDO arriva a 600 mila gradi Kelvin.

IRIS mostra chiaramente una macchia solare in alto a destra. SDO ci fa vedere invece ciò che sta accadendo al di sopra: spire magnetiche giganti che “ballano” sulla superficie solare. Al momento del brillamento (al secondo 0:10 del video) si vedono linee molto luminose e nitide sia nell’immagine di IRIS che in quella di SDO e ci si può rendere conto quindi di cosa stia succedendo a temperature più basse nella cromosfera rispetto a ciò che accade negli strati più alti dell’atmosfera solare.

Catturare questi brillamenti non è semplice, perché orientare IRIS sulle sezioni da osservare deve essere fatto almeno un giorno prima dell’evento. Ci vuole un po’ di fortuna, ma finora IRIS ha avvistato ben due flare di classe X e numerosi altri di classe M.

Crediti: NASA/SDO

Crediti: NASA/SDO

Per saperne di più:

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Fonte: Media INAF | Scritto da Eleonora Ferroni


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