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Un brivido caldo scuote il vecchio pianeta

Creato il 26 giugno 2015 da Media Inaf

Come in un ipotetico sequel fantascientifico del film Youth di Paolo Sorrentino, anche una vecchia gloria spaziale sovrappeso potrebbe ritrovare un po’ del vigore giovanile a seguito di un bel trattamento… termale. Secondo uno studio recentemente pubblicato su Astrophysical Journal Letters, infatti, nei dati del telescopio spaziale Spitzer della NASA è stato scovato il primo candidato per la categoria dei cosiddetti pianeti “ringiovaniti”, precedentemente ipotizzati ma mai osservati.

Rappresentazione artistica di un ipotetico pianeta “ringiovanito”, un gigante gassoso che ha riattizzato il bagliore infrarosso tipico dell’età giovanile. Crediti: NASA/JPL-Caltech

Rappresentazione artistica di un ipotetico pianeta “ringiovanito”, un gigante gassoso che ha riattizzato il bagliore infrarosso tipico dell’età giovanile. Crediti: NASA/JPL-Caltech

«Quando i pianeti sono giovani, brillano di una luce infrarossa per il calore residuo dalla loro formazione», spiega Michael Jura dell’Università della California (UCLA), fra gli autori del nuovo studio. «Mano a mano che invecchiano e si raffreddano, il loro bagliore scompare. I pianeti ringiovaniti, invece, a un certo punto tornano visibili».

A quale terapia dovrà dunque sottoporsi un pianeta sul viale del tramonto per riguadagnare l’essenza della sua giovinezza? Anni fa, alcuni astronomi predissero che determinati pianeti massicci, delle dimensioni di Giove, potessero accumulare massa dalle spoglie delle loro morenti stelle ospiti.

Come si sa, stelle come il nostro Sole alla fine della loro esistenza si gonfiano enormemente in uno stato definito di gigante rossa, perdendo gradualmente circa la metà della loro massa. Alla fine si ricompattanoi  in una sorta di scheletro stellare, chiamato nana bianca. Il materiale proiettato fuori dalla stella morente può ricadere su pianeti giganti che le orbitino attorno a una certa distanza.

Grazie a questo inaspettato nutrimento, il pianeta gigante potrebbe non solo ingrassarsi ma anche riscaldarsi a causa dei processi digestivi, ovvero della frizione prodotta dal materiale che ricade sul pianeta. Le vecchie e fredde membra del pianeta sarebbero dunque scosse da un brivido caldo, rilevabile dagli astronomi come un bagliore alle lunghezze d’onda dell’ infrarosso.

Il nuovo studio descrive infatti una stella “morta”, una nana bianca denominata PG 0010+280, attorno a cui uno studente della UCLA, Blake Pantoja, ha casualmente scoperto un’inaspettata emissione infrarossa mentre stava spulciando i dati della sonda NASA Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE). Verificando le osservazioni effettuate sulla stessa stella nel 2006 dal telescopio spaziale Spitzer, i ricercatori hanno riscontrato il medesimo eccesso di radiazione infrarossa, non notato in precedenza.

Per spiegare questo eccesso, gli scienziati hanno prima ipotizzato la presenza di un anello di detriti attorno alla stella nana bianca, un disco derivato dalla frantumazione gravitazionale di asteroidi che si sono avvicinati troppo alla stella, finendo polverizzati. Ma tutta una serie di elementi hanno portato a scartare l’ipotesi del disco asteroidale. Rimanevano due possibilità: la presenza di una piccola stella compagna mai accesa, una nana bruna, oppure – eventualità decisamente più interessante – un pianeta ringiovanito.

«Trovo che la parte più interessante di questa ricerca sia che l’eccesso di infrarossI possa potenzialmente provenire da un pianeta gigante, anche se abbiamo ancora parecchio lavoro da fare prima di poterlo affermarlo con sicurezza», dice Siyi Xu della UCLA e dello European Southern Observatory in Germania. «Se confermata, sarà la prova che alcuni pianeti possono sopravvivere allo stadio di gigante rossa delle loro stelle madri e permanere in orbita attorno alle nane bianche».

Nel prossimo futuro, il telescopio spaziale James Webb, successore dello Hubble, potrà probabilmente distinguere tra il bagliore prodotto da un anello di polveri piuttosto che da un pianeta attorno a una stella morta. Nel frattempo, la caccia alla fonte che fa ringiovanire i pianeti non si placa.

Fonte: Media INAF | Scritto da Stefano Parisini


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