28 SETTEMBRE – Un buon pari. Visto come si era messa – con il Verona costretto per ben due volte ad inseguire – il pareggio di Torino rappresenta decisamente un punto d’oro. Non facciamoci tuttavia ingannare dal corso della partita perché – svantaggio a parte – la prova dei gialloblù è stata sicuramente positiva. Anzi, non ci fossero stati sul finire dell’incontro alcuni cambi “forzati” , dovuti più che altro alla stanchezza accumulata nei due impegni ravvicinati in terra piemontese, con un po’ di spregiudicatezza si sarebbe anche potuto tentare di portare a casa i tre punti. I gialloblù sono scesi in campo con il giusto piglio dimostrando sin dal fischio d’inizio carattere e personalità. Dopo tre settimane di assenza legate ad una fastidiosa infiammazione tendinea, Toni ha ripreso il suo posto al centro dell’attacco e la differenza si è decisamente notata. Il centravanti scaligero – che risulterà alla fine tra i migliori in campo – ha rappresentato un pericolo costante per la difesa granata, senza dimenticare che ha messo lo zampino in entrambe le reti gialloblù. Ennesima prova degna di nota di Jorginho – ancora tra i migliori e oramai obiettivo dichiarato di più di un club della massima serie e non solo – che con la trasformazione del rigore ha siglato la sua prima rete in serie A. Le note come dire meno positive arrivano invece dalle due reti avversarie, frutto in entrambi i casi di due evitabili leggerezze difensive. Il rigore del primo vantaggio granata – poi trasformato da Cerci – è stato giustamente decretato da Rizzoli per un ingenuo quanto inutile fallo di mano commesso in area da Gonzalez mentre il raddoppio – sempre di Cerci al termine di un rocambolesco rimpallo con Rafael – è nato da una palla persa in maniera alquanto “goffa” a centrocampo da Hallfreddsson. Nonostante i due regali “gentilmente” concessi, la compagine scaligera non si è tuttavia disunita ma, rimasta compatta, ha prontamente reagito rimettendo in piedi il risultato prima con Gomez e poi con Jorginho.
Nella ripresa – dopo il secondo vantaggio granata – bravo è stato Mandorlini nell’attenta lettura della partita. L’innesto di Cirigliano – al posto del rientrante Albertazzi – con contemporaneo avanzamento di Jorginho nella posizione di interno destro, ha infatti restituito fluidità ed efficacia alla manovra gialloblù. La prova del giovane talento argentino – chiamato in Argentina “el Jefecito” ovvero “il piccolo capo” – ha particolarmente impressionato vista la facilità con la quale, una volta entrato sul terreno di gioco, ha iniziato a dettare i tempi del gioco scaligero, dimostrando personalità “da vendere”. Sul risultato di 2 a 2, quando mancavano poco più di 15 minuti al termine, le due squadre hanno dato l’impressione anche di accontentarsi di un pareggio che alla fine poteva soddisfare entrambe. A dire il vero il Verona – che alla fine è piaciuto più del Torino di Ventura – ha anche pensato di provare a vincere l’incontro con uno scalpitante Iturbe già pronto ai bordi del campo al fianco del quarto uomo. La richiesta di cambio da parte di un “sfinito” Jorginho ha tuttavia suggerito a Mandorlini l’opzione Donadel, con il chiaro intento a questo punto di conservare l’importante pareggio.
Negli occhi di noi tutti rimangono indelebili le immagini della vittoria esterna di Torino per 4 a 1 del primo anno di B – da molti definita, almeno per quanto riguarda l’era mandorliniana, la “partita perfetta” – dove i gialloblù diedero una vera e propria lezione di calcio all’allora capolista della serie cadetta. Ed è per questo che, viste le forze in campo, forse molti avrebbero voluto vedere la propria squadra andare alla ricerca della vittoria. Teniamoci invece ben stretto questo punto, in una partita che magari in altre stagioni avremmo anche perso. Ricordiamoci sempre che “per un punto Martin perse la cappa…”
Enrico Brigi
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