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Un buon sapore di morte

Creato il 02 gennaio 2014 da Paperottolo37 @RecensioniLibra

Civita si veste di noir

Un buon sapore di morteIvana Nardis è morta. Non di morte naturale. Ivana Nardis è stata assassinata. Questo lo spunto iniziale dal quale parte e si dipana il giallo la cui lettura mi ha accompagnato in questi giorni che mi hanno portato a salutare il 2013 e a dare il benvenuto al 2014. Il mio buon compagno di passaggio d’anno è un noir d’ambientazione italiana intitolato “Un buon sapore di morte” ed uscito dalla penna e dal talento di Gabriele Damiani.

La vicenda che vede impegnati il Commissario Alesi e la sua squadra è una di quelle vicende oscure e nebbiose tipiche, per fare due nomi di Grandi Poliziotti della Letteratura, di Maigret e del “nostro”  Commissario Ambrosio. La signora Nardis aveva infatti una vita sessuale quanto mai allegra. Sposata con un magistrato in vista nella cittadina di Civita, con il quale ormai i rapporti, in particolare quelli intimi, era ormai pari a zero, intratteneva rapporti per così dire alternativi con una schiera piuttosto fitta di compagnie maschili e proprio verso una di queste compagnie, si appuntano i primi sospetti del Commissario e dei suoi uomini, grazie alla scoperta, nella pattumiera della cucina della vittima di alcuni mozziconi di sigaretta particolarmente rivelatori e che puntano dritti dritti il dito accusatore verso uno specifico candidato al carcere. Ma visto che non esiste giallo in cui la soluzione si palesi chiara ed incontrovertibile fin dalle primissime pagine anche nel caso di “Un buon sapore di morte” ecco giungere, a salvare il presunto colpevole, un alibi che lo salva. La vicende poi procede, avvincente e serrata, arrivando, come spesso capita nei gialli che vedono protagonisti i due Illustri Investigatori che ho nominato sopra, durante il funerale della vittima.

Con uno stile scorrevole e condito di un’ironia che, lungi dall’essere superflua o molesta, arricchisce di attrattiva un romanzo che è già di per sé uno dei più bei noir all’italiana che mi sia mai capitato di leggere, Gabriele Damiani ci guida fin nei più torbidi ed oscuri meandri di una vicenda alla quale starebbe, anzi sta, alla perfezione la frase posta in apertura di “Una storia semplice” di Leonardo Sciascia, una frase presa a prestito da “Giustizia” di Friedrich Durrenmatt e che recita “Ancora una volta voglio scandagliare scrupolosamente le possibilità che forse restano alla giustizia.” Operazione, anche in questo caso, come in quello del romanzo di Leonardo Sciascia, alquanto ardua o non si sa fino a che punto fruttuosa visto che in “Un buon sapore di morte” di Gabriele Damiani “nessuno è innocente“. Non del tutto quantomeno.

Se vi piacciono le belle storie gialle che sanno avvincere tenendo inchiodati i lettori dalla prima all’ultima pagina regalando emozioni e pathos, beh, allora non potete non leggere “Un buon sapore di morte” di Gabriele Damiani!



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