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Un calcio all’Obsolescenza Programmata

Da Pinobruno

Hanno dato un bel calcio, sia pur simbolico, alla presunta ineluttabilità dell’Obsolescenza Programmata, gli organizzatori del Festival d’Obsolescence Reprogramée.  Sabato e domenica 8 e 9 dicembre i professionisti del riciclo elettronico e digitale hanno animato il Mercato Malassis di Saint-Ouen, nella periferia parigina. Designer,  sviluppatori, ingegneri meccanici, ingegneri elettronici, progettisti ed esperti di marketing hanno voluto dimostrare che si può prolungare la vita di un oggetto, anche modificandone la destinazione d’uso.

Un calcio all’Obsolescenza Programmata

Prototipo di Pictoast, uno degli oggetti presentati al Festival d’Obsolescence Reprogramée di Saint-Ouen.

Dice Wikipedia che “L’Obsolescenza Programmata ha dei benefici esclusivamente per il produttore, perché per ottenere un uso continuativo del prodotto, il consumatore è obbligato ad acquistarne uno nuovo”. Ne parlavo qualche giorno fa, a proposito di stampanti e cartucce.


 

Ebbene, date uno sguardo ai prototipi realizzati dai promotori del Festival d’Obsolescence Reprogramée:

Blend Up: un vecchio frullatore diventa macchina per macinare e riciclare la carta;

Twitte Mood: alcuni mouse in disuso si trasformano in strumenti musicali che twittano;

Palp: altoparlanti apparentemente inservibili diventano kit di comunicazione tattile a distanza;

Ci sono poi le Bouches à Oreilles, il Palpit’Hacker, il Pictoast. Ogni link è una scoperta dell’”Obsolescenza Riprogrammata”.

Un gioco? Fino a un certo punto, perché da queste idee sta nascendo anche un nuovo approccio al mondo industriale. Lo dimostrano le forze scese in campo nei giorni scorsi al mercato Malassis.


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