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Un Carmelo Bene in meno

Creato il 16 marzo 2012 da Pim

(Pubblicato sul Forum Teatro di Kataweb il 16 febbraio 2003)

Un Carmelo Bene in meno

Del genio ho sempre avuto la mancanza di talento, diceva. Falsa modestia o schietta vanità?

Lo ricordo – mille anni fa, almeno – in un recital al Teatro Carignano di Torino. Fu un’esperienza per me straordinaria. Quasi uno shock. Ma salutare. Ero poco più che adolescente, abituato a tutt’altro genere di spettacolo. Lui sul palco stava solo – la scena buia, una luce addosso – e leggeva I Canti Orfici circondato da un silenzio spesso. La sua voce possedeva timbri e colori così intensi da spezzare l’aria intorno al pubblico. Ogni parola per un istante si materializzava e poi esplodeva, tracciando traiettorie imprevedibili. Pareva una musica.

Carmelo Bene ha costituito nella storia del teatro un caso unico e irripetibile. Una cometa anomala, che viaggiava per galassie tutte sue. S’inventava continuamente, in scena come nella vita. Prendere o lasciare. Eccessivo, ambizioso, provocatore, blasfemo. Ma creativo, coraggioso, estremo, assoluto. Inutile dire che la sua scomparsa ha lasciato un vuoto fragoroso. E una scia di polemiche: perché, come il solito, finché vivi i geni sono detestabili, ma, una volta morti, tutti si appropriano della loro memoria. Così, la nascita di una Fondazione che porta il suo nome e ha l’ambizione di accaparrarsi la sua eredità (pare non soltanto quella artistica) è fortemente avversata dalla sua ultima compagna, memore della diffidenza (se non dell’ostilità) che in vita lo circondava.

Le solite miserie della nostra società: asfittica, omologata e per giunta filistea. Gli artisti non hanno alcun peso: non si parla più né d’arte né di cultura. E gli intellettuali sono scomparsi dalla circolazione. Oppure si limitano ad apparire in televisione e a discutere di calcio.


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