È passata quasi una settimana dall'ultima volta in cui ho pubblicato un post.
Una quasi settimana di silenzio, dal mio e dai blog che leggo sempre.
Silenzio. Ho preferito il silenzio. Un silenzio di pensieri rumorosi.
Quello che non ho scritto qui ha riempito una decina di pagine di diario, scritte fuori, all'aria aperta, quando il sole era già tramontato. Me ne sono stata seduta per terra, coi brividi di freddo. E coi brividi di freddo mi sono appoggiata al tronco di un albero, ho guardato il cielo.
Un cielo un po' più pieno.
Fa male, fa un male cane. Fa male alla pancia, al cuore, agli occhi, fa male a tutti, ad altri molto più che a me.
Nei giorni passati avrei scritto solo cose bruttissime, dicono che è la vita che va così, ma più ci sbatto e più mi arrabbio, più sto male. Sono una piagnucolona cronica, ma quando succedono cose per cui varrebbe davvero la pena di piangere, quando tutti piangono, allora io cerco di trattenermi. Cerco di trattenere tutto. Lacrime e pensieri. Sbaglio, lo so, ma il dolore voglio viverlo da sola. Ho capito che sono fatta così, anche se la vorrei una spalla su cui piangere a rotta di collo in giorni come quelli appena passati.
Invece quella spalla non ce l'ho e anche in chiesa mi sono messa in un angolo, appoggiata a una colonna, mordendomi labbra e unghie.
Flash di un giovedì di fine marzo, del giovedì dell'ultima puntata del giovane Montalbano, un'ultima puntata che ho intravisto tra occhi appannati e parole scritte velocemente sul mio diario. Quella serie è durata solo sei puntate, sei settimane insomma. Non so come ho passato il giovedì di sei settimane fa, ma so che non avrei mai immaginato di passare così il giovedì di sei settimane dopo. Davanti a una foto di un ragazzo sorridente con le mani in tasca con cui non ho mai pensato di avere qualche tratto in comune. Davanti a una bimba che ciuccia e per fortuna non capisce, spero che ricorderà qualcosa di suo padre, chissà. Davanti a una maglietta interista disposta bene sopra quel legno chiaro. Davanti palloncini bianchi lanciati in aria, verso il cielo, quel cielo un po' più pieno.
È successo tutto troppo presto e tutto troppo in fretta. Non ero pronta, non sarei stata pronta nemmeno tra mille anni. Certo così è tutto più difficile. È stato un mese brutto, ma è durato solo trenta giorni, forse anche meno. Un'agonia tutto sommato breve, per i miei gusti sempre troppo lunga comunque.
Il giorno prima magari era lì a guardare il cielo, il giorno dopo c'era già dentro, chissà se si è reso conto di quello che stava succedendo. La morfina elimina il dolore fisico, ma all'altro dolore chi ci pensa?
Spero tanto che non abbia capito niente, nemmeno per un istante.
Perché? Non credo che esistano dei perché, ma la notte sono ancora lì a cercarli. Sono ancora lì a piangere da sola.
Scusate per questo post. Da domani ricomincerò come sempre. Promesso.
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