Come aveva ricordato a tempo debito, la ‘povna – persona di trama, per definizione, e che dunque per questo stesso motivo ama i finali (e i rituali) da sempre, proprio come i suoi uomini del bosco – in occasione della fine ufficiale della loro storia insieme (quel tale martedì 9 giugno) aveva, invece, dovuto abdicare su tutti i fronti. Perché quella mattina, in particolare, veniva dopo il pomeriggio passato a scuola fino a notte, a studiare inglese, con Mr. Mao, Riccia, Orlando, il Panda e Cirillo Skizzo (e anticipava un analogo appuntamento all’alba per ripassare le ultime cose il giorno dopo, peraltro), ma soprattutto perché tutti i ventisette giorni prima erano stati occupati in modo analogo, oppure deportati a Mauthausen, oppure impegnati a caracollare le millemila cosa che hanno portato alla fine d’anno au bout de souffle che ha caratterizzato il loro tempo insieme. Quando non si può, non si può e la ‘povna se ne era fatta una ragione, di sceneggiatura prima che di esistenza. Eppure, nei momenti più impensati, un sottile diavoletto tornava a visitarla, portandole una nostalgia sottile e impalpabile per ciò che non aveva potuto essere stato. “Sognavo di portarvi tutti in aula di Scrittura del Territorio” – spiegava durante un venerdì natatorio, con un sospiro profondamente longing, all’Ingegnera Tosta – “e farvi vedere il mio progetto stradale personale, punto per punto: la Radura, il Bosco, la Casa sull’albero, dalla seconda alla quinta tutto il nostro viaggio insieme”.
Poi era arrivato l’esame, che aveva strappato via ogni pensiero cosciente che non fosse saldamente legato alla navigazione a vista, e la ‘povna, per davvero, non ci aveva più pensato.
Ma la storia dei Merry Men è, innanzi tutto, una storia di condivisione, lo ha ben detto. Così ieri, mentre insieme andavano alla laurea del collega SignorePietà (un altro che della trama dei Merry Men fa parte saldamente), una chiusa che più rituale di così non ci può essere arriva, inattesa, dall’Ingegnera Tosta.
Sotto forma di un libretto, infatti – ricco, corposo, pieno di amore a ogni pagina – le porge un handmade album dei ricordi. La copertina (come ti sbagli) è questa:

E dentro, molto semplicemente, c’è tutto. Perché l’Ingegnera Tosta, con la complicità silenziosa di Rebecca, è andata a scavare paziente, anno per anno (pure di quell’unico che la ‘povna e i Merry Men hanno vissuto da soli, senza di lei e senza Esagono), recuperando ogni momento. C’è l’Appennino, là sopra; la gita nella piccola città; Venezia; Autopuliamoci!; Praga; Valencia; il torneo scolastico; Mauthausen; la cena di fine anno. E poi, titoli di coda aggiunti, i “Ricordi da un esame”. Dentro, due disegni autografi, dell’Ingegnera e di Esagono

E poi le due mappe dell’Isola che non c’è progettate da Soldino per la sua tesina bella (che sono anche il simbolo, idiosincratico, di questi anni di gruppo).
La ‘povna sfoglia, nel caldo della mattinata afosa, mentre l’auto corre; e già i lucciconi sono pronti. La conferma dello sceneggiatore è di quelle che fa male, quasi, da tanto che è solo bella. La bussola, come si è detto, segna solo

«Ho conservato tutto io per lui», esclamò Atreiu, «tutto ciò ch’egli mi ha raccontato
di sé e del suo mondo. Rispondo io di lui.»
Fùcur restò in ascolto.
«Vogliono sapere con quale diritto lo fai.»
«Sono suo amico», disse Atreiu.
(Michael Ende, La storia infinita)
