Magazine Lifestyle

Un compleanno a Parigi

Da Lazitellaacida
Diciamolo: sono fottutamente fortunata.
E' giusto, va detto quand'è così perché quando non lo sei ti stanno in culo quelle che lo sono. Quindi diciamolo, metto le mani davanti e mi preparo: non è da tutti festeggiare i 30 anni a Parigi.
Ce lo si aspetterebbe da gente che fa le feste dei diciottesimi con le ragazze in lungo e i ragazzi in smoking, non da chi ha festeggiato con 3 amiche nella pizzeria del Paesello.
Incredibile combinazioni di fattori: qualche soldo da parte, un fidanzato disponibile e un capo altrettanto generoso da concedermi 2 giorni di ferie a poca distanza da quelle estive (in prossimità della fashion week, poi).
Raga, mi è andata di culo.

E mica poteva andare tutto bene no? ENNO'! Infatti a Parigi pioveva.

E quale immensa gioia potrà mai essere visitare una città sotto la pioggia?
Quale immensa gioia potrà mai essere visitare una città sotto la pioggia con un fidanzato CHE SI LAMENTA?
Quale immensa gioia potrà mai essere visitare una città sotto la pioggia, con un fidanzato che si lamenta e delle scarpe SCOMODE COME LA MORTE?

Ma procediamo con ordine: alla mezzanotte del 12 settembre cosa stavo facendo? Piangevo. 

Perché cosa si fa ai compleanni? Si piange, ma è ovvio.
In realtà in passato ho sempre pensato che piangessi perché mi sentivo sola, mi sentivo triste in una giornata in cui avrei dovuto essere se non la regina, almeno la principessa.
Ho capito però che nonostante il caldo abbraccio del fidanzato certe lacrime non se ne vanno, perché il tempo che passa e scivola di mano è una paura che va oltre il timore di essere soli, è la realizzazione dell'impotenza di fronte a certi eventi della vita. Anzi, credo sia una reazione al menefreghismo del tempo che passa, nonostante tutti gli eventi e le persone che ancorano al passato.
E' semplice senso di colpa rispetto alle persone che non ci sono più, perché non ti immagini arrivare a certe tappe della vita (i 30 anni per una donna sono una tappa decisamente importante) senza alcune persone al tuo fianco.

Fatto il necessario e tradizionale piantino quindi, siamo partiti all'alba verso Parigi e prima di ora di pranzo stavo già mangiando un panino al burro da Paul al Charles De Gaulle.

In questo viaggio potevamo essere in due come in 200, ero organizzata come un foglio Excel e per questo mi sento di ringraziare il mio fidanzato che non si è preoccupato di N U L L A durante la preparazione di questo viaggio: né la scelta della casa, né dei voli, né dell'itinerario. Modalità Vergine Cacacazzi – ON.
La casa era a Montmartre, in una via non proprio raccomandabile ma nemmeno il Bronx, di fatto girato l'angolo e fatti i tradizionali 224 gradini avevamo il Sacre Coeur.
Grazie ai vostri suggerimenti, ai vostri itinerari (talvolta pure segreti!), mi ero stilata una lista delle cose da fare e da vedere che ovviamente non è stata rispettata del tutto ma è stata un buon canovaccio.
[Ho mangiato solo nei ristoranti che mi avete segnalato ed è stata la mia salvezza!]

Non sono entrata nella Basilica (all'urlo di “NON C'E' TEMPO! NON C'E' TEMPO!”) ma ho fatto un giro per il quartiere, già adocchiando i negozi nei quali sapevo che ci avrei perso almeno un pomeriggio. Sono andata al Muro dei Je t'aime a dirci, ovviamente, JE T'AIME e ho mangiato in certe boulangerie che dovrebbero essere patrimoni dell'Unesco.


Un compleanno a Parigi


Poi dritti ai Tuileries, passerella parigina di streetstyle durante la fashion week, per il resto dell'anno splendido parco (ma sbaglio o ci sono più alberi?) al servizio dei francesi che trascorrono lì qualche ora seduti a prendere il sole (quando c'è) altrimenti a prendere filosoficamente la pioggia e godere dello splendido panorama che va dal Louvre a Place de la Concorde. Nonostante la pioggia, il grigiore e le mie poche ore di sonno io continuavo a camminare e saltellare su e giù per i viali come una bimba che vede per la prima volta un luna park. Inutile dire che il mio ragazzo faceva fatica a trascinarsi, ma vabbhé Parigi non è per tutti.

Abbiamo fatto “ciao ciao” con la manina al Louvre e abbiamo cambiato sponda della Senna passando sulla Rive Gauche e percependo chiaramente l'aria più creativa, bohemien e romantica della riva preferita da Yves Saint Laurent.

Un compleanno a Parigi

Nonostante la coda siamo entrati al Museo d'Orsay piuttosto velocemente, rinunciando a malincuore all'Orangerie che era nei miei piani iniziali, ma comunque godendo di moltissimi Degas, Monet e Manet.

Siamo usciti dal museo più stanchi di quando ci siamo entrati e ci siamo diretti verso Il Mio Regalo di Compleahahahah. Come anticipato volevo andare da Goyard con il mio gruzzoletto per comprarmi un portafoglio. Bene, il tempo di entrare, vedere i portafogli a 900 € ed uscire come una piccola fiammiferaia.

Pace, amore e tristezza infinita, siamo andati in Place Vendome a lumare le vetrine dei gioiellieri più famosi del mondo e a fare gli scemi con le sculture pacioccone.
Un compleanno a Parigi

Dopo un croque monsieur consumato in un bar su Rue de Rivoli troppo abituato a servire i turisti, siamo andati verso Pont Neuf per verificare l'orario di partenza dei Bateaux Mouches.
Nonostante la reticenza del partner sono riuscita ad ottenere il mio posto sul battello più turistico di Parigi e a meravigliarmi per la bellezza di certi ponti parigini che nemmeno ricordavo (tipo questo).
La giornata non era ancora finita e mancava ancora la cena di compleanno, prenotata nel pomeriggio presso Chez Toinette come da consiglio di una di voi.
Le metro a Parigi non sono esattamente come a Milano (della quale non oserò mai lamentarmene avendo visto Roma, NY e Parigi) e oltre al bidet i francesi non conoscono ancora l'uso delle scale mobili. Trovare la linea giusta nel labirinto di cunicoli Saint-Lazare è stato un'impresa degna della Finale di Giochi Senza Frontiere.
Come se non fossimo stati stanchi abbastanza poi, abbiamo bellamente ignorato l'ascensore della fermata di Abbsesses e preso ingenuamente le scale, senza sapere che era una scala a chiocciola INFINITA.
La cena è stata ottima e ho finalmente assaggiato i famosi formaggi francesi e il foie gras che è stato alla base della mia alimentazione parigina per 4 giorni.

Il secondo giorno era pianificato a Versailles, ma non prima di una ciccionissima colazione da Le Pain Quotidien ampiamente documentata su Instagram.

Dopo aver dato uno sguardo al Moulin Rouge (non ci facciamo mancare niente) siamo partiti alla volta di Versailles pensando che fosse semplice e invece NO, era venerdì 13, quindi non solo pioveva ma abbiamo pure sbagliato treno (d'altra parte perché segnalare le fermate per una delle maggiori attrazioni turistiche francesi) e infine abbiamo trovato questo:

Un compleanno a Parigi

Se c'è una cosa massacrante a Parigi dopo la risalita della metro con le scale sono LE FILE. Ci sono file per ogni cosa ma soprattutto ci sono file di turisti.
E la leggenda metropolitana del “li compri online così non fai la coda” è vera tanto quanto quella dei coccodrilli nelle fogne urbane.
Tuttavia, come per il Museo d'Orsay corre piuttosto veloce, ma rimane comunque impossibile riuscire ad avere le forze di vedere tutto, di fotografare tutto, di ammirare tutto.
Chevvelodico a fare, sognavo di andare a Versailles dalla gita di III alla Reggia di Caserta.
Per me ogni donna dovrebbe visitare a Versailles. Ogni donna che ha sognato di essere principessa almeno una volta in vita sua.

Un compleanno a Parigi

E' un peccato che abbai (ri)visto Marie Antoinette della Coppola solo ieri sera, come corroborante del mio viaggio a Parigi e non prima di partire perché almeno avrei saputo che la cosa alla quale rinunciare per stanchezza massacrante era il GRAND TRIANON e non il PETIT TRIANON. Ah ma ve l'ho detto che anche una volta dentro la Reggia le code non sono finite? Perché nel caso foste troppo stanchi per visitare i giardini c'è uno splendido trenino che fa un giro sommario (e credetemi, quando è l'una e non avete ancora mangiato ANCHE UN GIRO PIUTTOSTO SOMMARIO va bene) per il quale dovete aspettare come minimo DUE ORE sotto la pioggia.

E una volta saliti crederete di avercela fatta, crederete che l'opulenza dell'Ancien Régime possa scivolarvi davanti agli occhi senza svegliarvi ma invece NO! NO! Perché appena voltato l'angolo è di nuovo 

MERAVIGLIA! SPLENDORE! REGINA! E allora ricomincerete a camminare, i piedi sempre più gonfi, sempre più in procinto di esplodere dalle vostre Superga zuppe, lo stomaco sempre più urlante perché dio non voglia che ci mettano un bar al Grand Trianon! Però poi ci sono quelle stanze, ognuna con una tappezzeria diversa per ogni colore dell'arcobaleno ed è subito CASA DI BARBIE, è subito PRINCIPESSE! PRINCIPESSE EVERYWHERE!

Ma poi corri, corri, vedi un trenino in lontananza, raccogli l'ombrello e corri, la borsa che ti fa da zavorra, la schiena piegata, credi di arrivare al trenino in tempo e ci arrivi MA NO, questo parte semivuoto e ti lascia lì, ancora, inesorabilmente ad
A S P E T T A R E.
Infine sali sul secondo trenino, dici “adesso ce ne andiamo”, passi davanti al Petit Trianon e pensi NO QUESTO NON CE LA FACCIO, TANTO IL GRAND TRIANON ALLA FINE NON ERA NEMMENO STO GRANCHE' e tiri dritto fino al laghetto dove finalmente trovi un bar, paghi due panini 16 Euro e finisci stremata a pranzare alle 16, seduta sulla sponda del laghetto a dare da mangiare alle anatre che diventeranno il patè del re.
[La parte dove rimango profondamente delusa dalla gadgettistica a tema Maria Antonietta all'interno della Reggia ve la risparmio, io che volevo comprarmi tutto il corredo non ho trovato nulla].
Finisce che quando esco leggo un commento su Facebook che dice “Sei andata vero al Petit Trianon? Hai visto che meraviglia la stanza rosa e la stanza azzurra?”.
Erano le 17.30, avevo appena varcato i cancelli di uscita.
Le imprecazioni. Dio mio, le imprecazioni.
Quelle imprecazioni che ti vengono solo quando SAI CHE POTEVI VEDERE UNA COSA CHE SAPEVI DI VOLER VEDERE MA NON L'HAI VISTA.
La mia tabella di marcia prevedeva che la giornata a Versailles ci avrebbe lasciato tempo, modo, voglia e forze di fare la Rive Gauche, i giardini di Lussemburgo e Rue St. Sulpice nel pomeriggio ma quel piccolo cucciolino di fidanzato che ho voleva vedere la Torre Eiffel (giustamente) quindi che si fa? Rinfrancati dal nostro panino rancido ci siamo in messi in coda ad
A S P E T T A R E. Una volta fatta però è stato bellissimo vedere finalmente lui meravigliato quanto ero io alla Reggia di Versailles. E la vista dal III livello, a 350 m d'altezza vale davvero la pena.
Un compleanno a Parigi

Un compleanno a Parigi

Un compleanno a Parigi
Per il sabato avevo a piano di andare al mercato di Clignancourt ma l'idea di non aver ancora visto la Rive Gauche e di non riuscire a mostrargli il Marais era inaccettabile, così ho rinunciato al mercatino di Woody Allen e ci siamo scagliati in modalità SHOPPING prima a Montmartre, poi a Saint Germain ed infine nel Marais. Credo che sia fondamentale fare una doverosa premessa: ci sono certi brand a Parigi che noi italiani, ancora impegnati a fare il pronto moda commerciale, non ci sogniamo nemmeno. Per quanto mi riguarda la Santa Trinità è rappresentata dal gruppo SMCP, che sarà grande quanto un'unghia del mignolo di LVMH di Arnault ma almeno ha cose che posso permettermi (una volta ogni tanto, almeno). La Santa Trinità sono Maje, il più volte citato Sandro CLAUDIE PIERLOT. Ora io dico, ma di quelle che mi leggono dalla Francia, CIAO AMICHE ITALOFRANCESI, possibile che a nessuna sia mai venuta in mente di illuminarmi sull'esistenza di CLAUDIE PIERLOT???? C'è questa via a Saint Germain in cui mi sono sentita come una pallina impazzita in un flipper, passavo da una vetrina all'altra, con le pupille dilatate come una tossica. Dopo che anche il mio ragazzo si è arreso alla straordinaria semplicità e raffinatezza di certi brand francesi (Sandro uomo per la precisione), mi sono tuffata dentro Maje. Maje è venduto in Italia ma la selezione dei capi è piuttosto triste, un po' come le differenze tra un H&M di provincia e quello di Milano. Non che possa permettermi alcunché di Maje, tuttavia ho trovato questi skinny che sono diventati già SUPERFAVOURITE del guardaroba perché mi fanno delle gambe della madonna e riescono a contenere TUTTE E 3 LE MIE PANCE. Attraversando la strada poi mi sono scagliata dentro il negozio di Claudie Pierlot. Claudie, amica, io tvb un casino. Giuro che non mi importa se le cose che fai sono un po' scoppiazzate da Celine. CHISSENE, veramente. Ormai tutti copiano Celine. E ringraziamo il cielo, altrimenti noi mortali come ci vestiremmo? Questo stile francese, così rock chic e così boho, così semplice ma pure sofisticato e mai banale. DIO MIO 'STE FRANCESI. Ho provato mezzo negozio: maglie, pantaloni, scarpe (certi stivaletti a Parigi amiche! Altro che per i formaggi e per lo champagne! I francesi dovrebbero essere famosi per GLI STIVALETTI!). Ecco qualche esempio:
Un compleanno a Parigi
Alla fine ho comprato una maglia un po' strana, che ho prontamente pubblicato su Instagram abbinata al turbante di Sine Modus e adesso non vedo l'ora che queste ragazze mi sparino fuori l'autunno inverno che per il Grande Freddo voglio solo turbanti ormai!
Un compleanno a Parigi
Dopo un giro da Kookai e una volata da Pierre Hermè siamo andati a prenderci dell'altra pioggia nel Marais (non potevo non mostrargli Place des Vosges) ma una volta là non sapevo più dove girarmi, dove andare e cosa fare (la pioggia non aiuta la ricerca sulle mappe) ma dio ha voluto che incrociassi sulla mia strada L'OUTLET DI SANDRO (la pioggia non aiuta nemmeno la frenesia da camerino, ma forse devo dare più la colpa al bagel al salmone che avevo appena mangiato). Ancora non contenti e con le Superga ormai zuppe, i piedi deformati ad un uncino per il dolore, le shopping dei negozi ingombranti come una tavola da surf in città, siamo andati sugli Champs-Élysées. Ingenuamente ho pensato che se posso gestire il Sephora di San Babila al sabato pomeriggio, posso farcela a gestire anche quello di Parigi. Invece no, non ce l'ho fatta e me ne sono andata al primo muso lungo piantato dall'uomo che non capisce che il divertimento di una profumeria sta nel provare tutto e non comprare nulla. Che rimane da dire (se non CLAUDIE PIERLOT APRI IN ITALIA, TI PREGO!) sulla città di Parigi? Parigi è una città che definire bella è riduttivo, anche magica sembra poco. Parigi è una città che va scoperta, che non è semplice da amare come New York che ti abbaglia con le sue mille personalità. Parigi è una città che è decisamente splendida con il sole, ma con la pioggia ha qualcosa in più. E' facile amare i posti dove c'è il mare e fa sempre caldo, è facile amare i posti dove la gente è amichevole e la città è nuova e moderna. E' più difficile amare una città dove piove spesso, ma quando piove l'oro dei cancelli di Versailles spicca ancora di più sullo sfondo plumbeo del cielo. E' più difficile amare una città dove scorre sempre l'acqua ai lati della strada (ma perché poi?) e trovi tutto chiuso la domenica. E' difficile amare una città dove per visitarla devi sempre fare la coda. Ma quello che ti restituisce in cambio sono emozioni che nessun'altra città riesce a dare, riesce a dipingere sorrisi sui volti dei turisti con l'ombrello e il poncho di nylon solamente guardando un piccolo parco come Place des Vosges. Riesce a farti fermare ad ascoltare un artista di strada tra le volte del Marais, riesce a farti mangiare dolci ad ogni ora senza pensare alla linea, riesce a farti risalire dalla metro facendo le scale perché una volta arrivati, nonostante la pioggia, ne varrà sempre la pena. E' facile innamorarsi delle belle ragazze sempre solari e sorridenti. E' più difficile scoprire invece il fascino di una donna che sorride con parsimonia e che ama stare nell'ombra. In effetti, le scale mobili non sono effettivamente necessarie. Fare la coda non è così faticoso. Ed è meglio scoprire le cose per caso che cercarle sulla mappa, come se tutto fosse già stato visto da qualcun altro.
Parigi è stata davvero un bellissimo regalo di compleanno.
Un compleanno a Parigi

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :