Il signor Pecchio aveva molte idee fisse, ma quando si avvicinava il mese di marzo, l’idea fissa principale era quella del suo compleanno. Già a febbraio cominciava a contare i giorni che mancavano al fatidico giorno: e in particolare aspettava con gioia quello del 2013 perché, diceva a tutti, era il “Compleanno d’oro”. Così una notte, dopo aver contato milletrentatre pecore, ricominciando ogni volta daccapo, si addormentò con i piedi fuori dalle coperte e si mise a sognare. Nel sogno c’era un castoro che gli grattava delicatamente i piedi e quando il signor Pecchio cominciò a protestare (”mi fai venire un gran pizzicore”) il castoro disse: “Non credere di passarla liscia e restare in panciolle in attesa che la gente venga a trovarti per farti gli auguri per il tuo compleanno. No davvero, te lo devi meritare. Io, per esempio, ti ho preparato una serie di prove.”
E il signor Pecchio, ritirando i piedi sotto la coperta, disse: “Va bene, ma facciamo alla svelta perché ho sempre mille cose da fare, giorno e notte”.
Allora il castoro fece entrare un bel gruppo di persone: era un coro che la Domenica movimentava la santa Messa e teneva svegli i bambini che tendevano ad addormentarsi.
“Vieni a cantare con noi” dissero al signor Pecchio, “abbiamo bisogno di voci nuove e sentendoti parlare ci sembri un discreto baritono.”
Ma il signor Pecchio rispose: “Io non canto mai perché sono una persona seria. Tutt’al più ascolto, e solo le canzoni degli anni sessanta.”
I coristi se ne andarono offesi dicendo: “Anni sessanta? Pfui! Vuoi mettere quanto è più bella una corale di Bach?”
E il castoro disse: “Cominci male, non sai che bisogna sempre mettersi alla prova e non rifugiarsi solo in ciò che ci piace? Speriamo ti vada meglio la prossima.”
Allora entrò un vecchio professore con una enciclopedia sotto il braccio e il signor Pecchio sorrise tutto contento perché lui era un tuttologo e non c’era una domanda che potesse fargli paura.
“Compleanno d’oro, eh? E fa rima con moro…Dimmi quante cose ti ricorda la parola “moro”. Ne voglio almeno tre.”
“Moro - o gelso - è un albero le cui foglie sono molto appetitose per i bachi da seta.”
“Sì e poi?”
“Poi si passa alla storia e cioè Ludovico il Moro, duca di Milano, amico di Leonardo da Vinci.
Poi c’è Otello, il Moro di Venezia; poi c’è un santo, Tommaso Moro; poi c’era un uomo politico che si chiamava Aldo Moro e gli hanno dedicato tante strade…”
“Basta, basta” disse il professore e il castoro segnò vincente la seconda prova.
“Attento” ammonì “perché la terza prova è molto pericolosa.”
Si aprì infatti una porta all’improvviso ed il signor Pecchio si trovò davanti un toro che cominciò a muggire ed a picchiare una zampa per terra per far vedere che era molto nervoso.
Ma il signor Pecchio, con molta calma cominciò a dirgli: “Senta, eccellenza, conosco qualcosa che potrà darle ristoro. Può scegliere: o fare un giro per il canal grande insieme al Doge a bordo del Bucintoro oppure vedersi un bel film con Toro Seduto in cui vincono gli indiani…”
Il toro ci pensò su un poco e poi scelse il film perché Venezia gli metteva troppa tristezza.
Il castoro segnò un nuovo punto a favore e alla fine il giudice decretò che non c’è due senza tre e quindi andava considerata vinta anche la prima prova perché tutto sommato il signor Pecchio aveva un bel carattere, molto deciso, che andava premiato.
“Che cosa ho vinto?” chiese il fortunato vincitore.
“C’è la crisi purtroppo, così ti possiamo offrire soltanto la soddisfazione di aver vinto.”
“Questo sogno non ha né capo né coda” disse il signor Pecchio aprendo gli occhi ma continuando a parlare con il castoro. “Mi sembra sconclusionato e senza senso”.
“Il senso lo si può sempre trovare” rispose il castoro. “Per esempio: le prove della vita non sono solo tre ma una dietro l’altra come le pecore che cerchi di contare quando vuoi dormire. E allora può capitare di protestare come spesso già fai.
Ma lo sbaglio è sommarle, ricordando anche quelle passate e prevedendo quelle future.
E un altro consiglio che ho voglia di darti anche se non so se lo seguirai è questo: non esiste un compleanno d’oro e neppure un complemese o un complegiorno.
C’è solo un compleminuto d’oro, quello che festeggi in questo preciso momento e se è d’oro oppure nero dipende solo da te.
Perché l’oro spesso è nascosto e bisogna grattare un po’ per trovarlo.
Gratta…e vincerai!”
Nicoletta Martiri Lapi