Un comunismo di periferia? Amministrazione, militanza e immigrazione nella banlieue parigina

Creato il 14 aprile 2014 da Ilcasos @ilcasos
Torniamo a parlare di comunismo, questa volta rivolgendoci ad un altro grande protagonista del movimento comunista internazionale: il Partito Comunista Francese. Il prossimo incontro dei «Percorsi storici» (programma completo) ci aiuta questa volta a porre alcune domande di grande interesse per capire, oggi, la crisi e il declino di quei partiti che − non molto tempo fa − hanno rivestito ruoli di primaria importanza come attori della vita politica e sociale di larghi strati di popolazione. Un sostrato di attivismo politico e di costruzione socio-culturale che oggi è del tutto impensabile, almeno nelle forme con cui l’abbiamo conosciuto nel ’900.

Dove: Aula Grande, complesso di S. Giovanni in Monte, (P.zza S. Giovanni in Monte 2, Bologna >mappa)
Quando: martedì 15 aprile 2014, ore 17

Durante le municipali del 2014 a fianco della rumorosa vittoria del Front National di Marine Le Pen a Hénin-Beaumont al primo turno, un altro evento, forse più silenzioso si è consumato: Bobigny, comune di quasi 50.000 abitanti alla periferia nord di Parigi, per la prima volta dal 1920 non ha un sindaco comunista.
Quasi un secolo di storia sociale, politica e urbana di Bobigny come di molti altri comuni della spesso discussa banlieue, la periferia popolare ed industriale attorno alla capitale francese esplosa nel 2005 nei primi riot dell’era mediatica, è stata legata a vario modo alle sorti del Partito Comunista Francese. Un partito che, dopo aver occupato per anni un ruolo egemone nella sinistra, a partire dagli anni Ottanta ha conosciuto un lento ma inesorabile declino di cui uno dei segni più evidenti è stato proprio la sua crisi nelle cittadine di periferia, dove un tempo si era costruita la sua più solida base militante ed elettorale. La banlieue rouge, un’area mitizzata e reale di comuni raccolta soprattutto nei dipartimenti della Val-de-Marne a sud e della Seine-Saint-Denis a nord, guidati da sindaci comunisti insediatisi fra gli anni Venti e la Resistenza, ha rappresentato la vetrina e il laboratorio amministrativo del Pcf, che su di essa concentrava sforzi e investimenti simbolici tanto da diventarne poi cartina al tornasole della crisi alla fine degli anni Settanta.

Il quartiere Le Luth di Gennevilliers

Quali furono le basi del duraturo successo comunista e quali poi le ragioni della sua progressiva scomparsa alle soglie del XXI secolo?
La risposta a queste due domande è, per quanto apparentemente contraddittoria, probabilmente la stessa: i comunisti francesi hanno prima beneficiato e alla fine pagato il legame che avevano costruito con le comunità operaie di periferia, divise fra le grandi fabbriche (Renault, Peugeot, Citroen per non citare che le più note) e le abitazioni popolari dei grands ensembles, simboli di crescita nei “Trenta gloriosi” e poi spazio della marginalità negli anni della Grande Crisi. Assieme a Jacopo Frey (leggi i suoi articoli su casoesse.org), che ha condotto la sua ricerca fra Bologna e Parigi, parleremo di comunismo, banlieue e di conflitti sociali.

#ilcasos

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