25 NOVEMBRE – Alzi la mano chi sinceramente se l’aspettava? Che i derby fossero in generale partite a sé lo si sapeva, ma che il Chievo, ultimo in classifica, potesse non solo vincere ma strameritare la vittoria nessuno, sinceramente l’avrebbe pronosticato. Nemmeno, riteniamo, i più ottimisti fra i tifosi della Diga, pur ingolositi dal ritorno di Corini. E invece è stato proprio il tecnico bresciano il vero artefice della vittoria (la seconda di questo campionato) sull’Hellas, grazie a quel sorprendente schieramento 4-5-1 (che in fase offensiva diventava sovente 4-3-3) e ad un sapiente uso dei cambi (in questo senso vittoria schiacciante sul dirimpettaio Mandorlini) che alla fine lo hanno premiato con l’intera posta in palio proprio quando tutti attendevano il fischio finale a sancire uno 0-0 che non sarebbe servito a nessuno.
Già il modulo particolarmente equilibrato ha messo in difficoltà fin dall’inizio Maietta e compagni, incapaci di tirare anche soltanto una volta – nell’arco dei 90 minuti più recupero – verso la porta di Puggioni (che avrebbe potuto tranquillamente prendersi un pomeriggio di ferie). La posizione da “falso nueve” di Thereau, inoltre, ha fatto il resto: il giocatore francese, libero di spaziare su tutto il fronte d’attacco clivense, è tornato molto spesso sulla linea dei centrocampisti, non dando in questo modo riferimenti ai difensori dell’Hellas allargando così il campo per le incursioni dei vari Sestu ed Estigarribia, oltre che di un Radovanovic più intraprendente del solito. Ma il coniglio dal cilindro il “Genio” l’ha tirato fuori con Dejan Lazarevic, trottolino brevilineo tutto velocità e dribbling subentrato nel secondo tempo ad uno stanco (ma positivo) Sestu e in grado da solo di far ammattire la retroguardia dell’Hellas nella mezzora finale.
Lazarevic era stato pressoché ignorato da Sannino (che lo aveva messo in campo soltanto una volta, nei minuti finali di Catania-Chievo con i gialloblù sotto di due gol e con l’inerzia della partita oramai andata) e
il fatto che sia stato proprio lui a regalare il gol-vittoria nella prima partita di Corini appare quantomeno come un segno del destino. Così come un segno del destino non può non apparire il fatto che anche un anno fa, all’esordio, Corini riuscì a trovare la vittoria con un gol di Di Michele all’ultimo minuto nella sfida alla Sampdoria (altra squadra in cui Corini, da giocatore, ha militato…proprio come l’Hellas…casualità?). Alla fine quel gol al ’92 che suona come una beffa per molti tifosi della squadra di casa, appare per molti addetti ai lavori il giusto risarcimento a quanto fatto in campo per tutta la partita, gol annullato ingiustamente compreso (ma al Chievo, oramai, non ci fanno più caso: è il terzo di questa stagione!).
Il derby, si diceva, è una partita speciale. Ora si ritorna sulla terra e la sfida casalinga con il
Livorno di domenica prossima è l’occasione giusta per tentare di agganciare i labronici (avanti in classifica di soli tre punti) e sfruttare la spinta positiva che la vittoria di sabato scorso ha dato a Rigoni e compagnia. La classifica rimane deficitaria, ma le premesse per la rimonta ci sono tutte.
Ernesto Kieffer
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