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"Ooooh anvedi! Ciao Dario come va?""Bene e te?" "Massì ci sto dentro dai. E' parecchio che non ti sento, che stai a fa?""Ma niente, solita routine, solito tram tra, soliti cazzi, insomma niente di nuovo. Te novità?""Nulla, a parte che finalmente sto colmando le mie lacune riguardo al Sandman di Gaiman, poi tutto come da copione, io lavoro e la moglie spende.""Lascia sta!" "Hum e che te stai a lègge sto periodo?""Ecco apposta ti scrivo, ti ho mandato un commento sul mensile Marvel Now Devil e i Cavalieri Marvel, che ne dici?""Dico che culo, del Marvel Now, nel blog, non ne stiamo parlando proprio!" [Risate]"...Quindi che si fà? La posti?""E certo lo sai che amo i differenti punti di vista, poi parli pure male dei Thunderbolts che invece a me piacevano! Ma d'altronde questa è Fumettopenia: sono tutte variabili, l'unica costante è che ci piacciono i fumetti."
Come ormai sanno anche i muri, almeno quelli appassionati di fumetto, è in corso da qualche mese un rinnovamento nel parco testate Marvel atto a rilanciare i suoi eroi in calzamaglia e ad attirare nuovi lettori. Il Marvel Now (così è stata nominata la nuova campagna promozionale) è arrivato anche in Italia, non è un vero e proprio reboot come quello di casa DC, bensì un restyling delle varie serie attuato prevalentemente grazie a un rimpasto di team creativi e a nuove direzioni narrative per i vari personaggi.
Non tutte le serie americane sono state interessate da questo rilancio in grande stile, diamo un'occhiata a cosa è successo da noi a qualcuna delle testate Marvel targate Panini Comics. In questa prima chiacchierata prendiamo in esame la serie Devil e i Cavalieri Marvel.
La portata principale è offerta dalla nuova serie di Daredevil della quale in Italia siamo poco oltre il ventesimo numero. Essendo stata rilanciata in grande stile da Mark Waid, Paolo Rivera e Marcos Martin poco più di due anni fa, alla Marvel si è deciso che Daredevil non sarebbe stata inserita nell'iniziativa Marvel Now. Visto l'ottimo successo riscosso oltreoceano dalla serie vincitrice di diversi premi Eisner, sarebbe stato controproducente lasciare la strada vecchia (relativamente) per quella nuova.
Daredevil è effettivamente una gran bella serie. Probabilmente dopo anni di toni cupi offertici da gente del calibro di Bendis e Brubaker era ora di dare una svolta al personaggio, un cambiamento di toni che perdura tuttora a distanza di un paio d'anni dal rilancio.
L'idea di Waid è semplice ma funzionale: ridare a Daredevil il suo significato originario, qualcosa che suona simile alla parola scavezzacollo. Dopo anni di tragedie e brutture Matt Murdock si fà un esame di coscienza e decide che basta, non vuole più vivere nel dolore, è ora di riportare in vita il Devil solare di tanti racconti del passato, epoca pre-Miller per intenderci meglio. Cambia lo stile di disegno che diventa più aperto, più arioso, fantasioso quanto possibile nello storytelling, capace di trasmettere quella sensazione di leggerezza voluta da Waid creando sequenze ben congeniate e trovate visive azzeccate. Entrambi i disegnatori della prima ora (Rivera e Martin) realizzano a mio avviso un lavoro coi fiocchi mentre il tono generale passa dal vecchio hard-boiled delle gestioni precedenti a un impianto più classicamente supereroico/action. Waid è sicuramente in grado di scrivere delle buone storie, inserisce nuovi comprimari come il bel procuratore distrettuale Kirsten McDuffie, donna affascinante che nutre forti sospetti sulla vera identità di Devil (che ormai conosce chiunque), valorizza nella giusta maniera i vecchi come Foggy Nelson e mescola un po' le carte in alcune interessanti sottotrame.
Ora, in pieno Marvel Now, a che punto è Daredevil?
Beh, al timone della parte grafica c'è ora Chris Samnee, disegnatore dotato di talento che prosegue in diversi aspetti la strada tracciata dai suoi immediati predecessori facendolo però con stile personale e riportando alle tavole un pizzico di oscurità in più, nulla che vada però a intaccare il lavoro di aggiornamento che Waid continua a cesellare sul personaggio. Waid non manca di incasinare la vita di Murdock e i suoi rapporti con le persone che gli stanno attorno, senza mai andare a creare quell'atmosfera di tragedia e dolore che caratterizzava spesso le precedenti gestioni. Non mancano infatti i siparietti scanzonati, gli scontri/incontri con altri eroi Marvel e gli episodi inediti provenienti dal passato di Matt Murdock. Ottimo il lavoro anche su alcuni episodi singoli slegati dalle trame principali. Il tono rimane quello più supereroico rivolto in misura maggiore a un pubblico più giovane. La scelta della Marvel non si può certo condannare, è pur vero che per garantire un futuro al fumetto il ricambio generazionale è fondamentale. Se poi l'operazione la si compie con queste premesse non si può proprio dir nulla.
Tutto bene quindi? Tutto bene, tutto bene però... però questo non è il mio Devil. Certo è una bella serie, ben scritta e curata da artisti talentuosi ma molto molto diversi dai Maleev e dai Lark ai quali tanto mi ero affezionato. Oggettivamente un bel lavoro, soggettivamente... beh, io ho mollato (Anzi, per chi fosse interessato la serie è in vendita). Semplicemente un ottimo Devil rivolto però a qualcun'altro.
Il resto della testata da cosa è occupato? Lasciando da parte il passato, dall'avvento del Marvel Now i serial comprimari sono Punisher War Zone e Thunderbolts.
Dopo una buona run del Punitore a opera di Greg Rucka e del nostro Marco Checchetto durante la quale Frank Castle veniva immischiato in una serie di bei casini, è una miniserie di cinque numeri a raccontarci le conseguenze dei casini di cui sopra. Frank Castle è in fuga, braccato questa volta non solo dalla polizia ma anche dai Vendicatori. Una sorta di caccia all'uomo dove gente come l'Uomo Ragno, la Vedova Nera e Thor si danno il cambio per acciuffare il buon vecchio Frank. Rucka è sempre al timone e Carmine Di Giandomenico sostituisce Checchetto alle matite. Niente, il Punitore rende meglio quando non ci sono troppi super-tizi a ronzargli intorno e questa mini mi sembra un deciso passo indietro rispetto alle buone (ma non eccelse) atmosfere della serie precedente. Inoltre le matite di Checchetto avevano una marcia in più, il nuovo disegnatore non incontra il mio gusto per quanto da buon compatriota io faccia comunque il tifo per lui.
L'idea che sta dietro Thunderbolts mi fà invece schifo assai. Si prende un gruppo di personaggi noti e meno noti, li si butta insieme nella mischia e si vede cosa ne può venir fuori. Ok i rimpasti, i nuovi gruppi, ma un minimo di background vogliamo mettercelo? Questa cosa può funzionare con i mutanti, in fondo sono una grande famiglia, ma qui? Ancora con questa storia della squadra costruita a tavolino per occuparsi dei lavori sporchi... e no, basta. Hulk Rosso, il Punitore, Elektra, il nuovo Venom e Deadpool, una scelta pretestuosa per una serie che, visti i primi numeri, non ha davvero nulla da dire. Ovviamente si parla di lavori sporchi e chi disegna? Ma Steve Dillon, è logico. Come dire che si stava meglio quando si stava peggio, il clichè è servito. Scrive Daniel Way, vedete un po' voi.
Dario Lopez