Magazine Cultura
Nell'ormai troppo lontano 1967 il grandissimo Fabrizio De Andrè, cantando di uno dei suoi personaggi più riusciti e conosciuti, spiegava che "C'è chi l'amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione, Bocca di rosa né l'uno né l'altro, lei lo faceva per passione", una frase pregna di significato che con poche variazioni può essere applicata a moltissime situazioni, in questo caso nell'equazione basta inserire i Negrita al posto di Bocca di rosa e ovviamente la musica al posto dell'amore, cambiando significato ma sempre centrando il bersaglio. Si, perchè al di là dei generi e delle preferenze personali, quel che è evidente è che i Negrita fanno la loro musica per passione, aspetto purtroppo sempre più difficile da trovare tra gruppi e artisti, in particolar modo se di spicco se non internazionale almeno nazionale (vedasi l'ormai da pensionare Vasco, ma anche tutta una schiera di nuove proposte che di proposte nuove, scusate il gioco di parole, ne hanno ben poche).
Pau e soci si trovano sugli scaffali dei negozi di musica dal '94, ma sono on the road da diversi anni prima, dagli anni '80 in cui mentre su televisioni e radio imperversavano boy band e musica commerciale loro vagavano per i locali suonando cover blues su scricchiolanti palchi di legno tarlato in giro per lo stivale, una gavetta degna di grande rispetto che loro stessi non hanno mai dimenticato nonostante il successo, e basta vederli dal vivo per rendersene conto. I Negrita sono una band, ma soprattutto un gruppo di amici, sono arrivati al successo e hanno fatto carriera, ma restano nonostante tutto persone umili e alla buona, gente "pane e salame", come si suol dire, una band che scrive canzoni che parlano della vita di tutti i giorni, delle emozioni e della rabbia, dell'amore e di paranoie, di notti insonni e serate alcoliche, il tutto con la semplicità di chi ti racconta le sue storie con i gomiti appoggiati al bancone di un bar e un buon boccale di birra davanti.
Se da un lato però la band aretina rimane fortemente ancorata alle proprie "umili origini" e alle proprie radici musicali, dall'altro adora sperimentare, mescolare i generi e trovare nuove strade. Lo zoccolo duro è sempre quello degli inizi, il blues e il rock'n'roll più classici, ma negli anni è stato infarcito di pop, reggae, punk, e negli ultimi anni, grazie soprattutto a viaggi e registrazioni tra il Sud America e l'Italia, da sonorità latine e ritmi danzerecci che li hanno trascinati per due album, "L'uomo sogna di volare" del 2006, disco cardine della svolta latina accolto non benissimo ma poi decisamente rivalutato, e il successivo "HELLDorado" del 2008, album di caratura molto alta che li ha lanciati verso il successo fuori dai confini della nostra penisola. Dopo "HELLDorado" e il seguente tour in giro per Italia ed Europa, i cinque per un breve periodo seguono le rispettive famiglie e i rispettivi progetti e progettini paralleli (come ad esempio il progetto "DJ Set Zona Bastarda", di cui Pau è uno dei fondatori, o gli importanti progetti umanitari "Il cuore si scioglie" e "Rezophonic" grazien ai quali i Negrita sostengono adozioni a distanza e costruzioni di pozzi d'acqua in Africa), finchè decidono di ritornare in studio con nuove cose da dire, nuove idee e un nuovo cambio di direzione, nuovi sound aggiuntivi e il primo vero impatto con il mercato della musica in formato digitale, ma con la passione di sempre. Il risultato è il loro decimo album in studio, uscito nei negozi il 25 ottobre scorso.
Musicalmente l'album è di difficile inquadramento in un particolare genere, perchè i diversi generi e le diverse sonorità sono talmente tante e talmente omogenee e ben amalgamate che trovarne una predominante rispetto alle altre è impresa ardua. Le influenze latine degli ultimi anni ci sono e si fanno sentire, ma si fa sentire anche la voglia di tornare sulla strada di casa, anche se evidentemente il ritorno è più complesso del previsto, visto che Pau e soci hanno registrato l'album alla Frontera Mexicana, quasi a volersi separare gradualmente dal Sud America. Nell'album i ritmi latini ci sono ancora, come c'è il rock'n'roll delle origini e l'atmosfera familiare creata da punte di reggae che nei loro album non mancano mai, ma accanto a tutto questo ora compaiono anche una spruzzata di effetti elettronici, qualche strizzata d'occhio al pop, citazioni e veri e propri omaggi, come era già successo con "HELLDorado", in cui compariva il brano "Brother Joe" dedicato all'indimenticato Joe Strummer, leader dei Clash e uno dei punti di riferimento principali della band, così nel nuovo disco sono presenti piccoli tributi ai grandi della musica, nei testi come nella musica, è il caso ad esempio del singolo di lancio "Brucerò per te", evidentissimo e dichiarato tributo a "All my love" dei Led Zeppelin....
Insomma, un bel miscuglio di sonorità, ormai un punto fermo del sound tipico dei Negrita, ma non c'è solo questo. Per loro stessa ammissione, tra la composizione delle musiche e la stesura dei testi Pau e soci si trovano molto più a loro agio con la prima, che dopo una vita intera passata a suonare viene spontanea, istintiva e viscerale, mentre le parole, per dirla testualmente come Pau, "sono un sudoku", vanno incastonate con precisione e le sensazioni riassumibili alla perfezione con una distorsione di chitarra diventano incredibilmente difficili da mettere nero su bianco. E' su questo aspetto che i cinque si sono concentrati di più rispetto agli album precedenti, con l'evidente risultato di testi più impegnati e impegnativi. Se già con "HELLDorado" l'impronta lasciata dai brani era quella della contestazione più o meno velata a politici, clero, economia globale e in generale agli artefici di un sistema autodistruttivo come quello in cui viviamo, nel nuovo capitolo a questi temi si aggiungono tematiche più legate ai sentimenti e alle emozioni, seppur strettamente legate a quel che non va nella società....
"Dannato vivere", questo l'eloquente titolo dell'album, titolo che rappresenta un senso di impotenza e inconcludenza, di nausea verso un mondo che non va nella direzione giusta, ma allo stesso tempo di ottimismo, di speranza e amore per le cose belle della vita, un "dannato vivere" appunto, fatto di alti e bassi che un giorno ti tirano su e il giorno dopo ti tagliano le gambe, fatto di bestemmie urlate al mondo e frasi dolci sussurrate all'orecchio, in cui un giorno ci si sente padroni del mondo e il giorno dopo degli stracci abbandonati, in cui l'unica vera arma rimasta per rimanere a galla è mantenere la speranza, crederci ancora fino all'ultimo, e guardare ai problemi con la voglia di vedere oltre e vedere un po' di luce dove tutto sembra nero, una voglia reppresentata perfettamente dall'immagine in copertina, dietro cui gli stessi Negrita hanno dichiarato ci sia stato un grande lavoro di ricerca, l'immagine di una donna in ginocchio a terra, evidentemente stremata ma che si sta rialzando con tenacia, la tenacia di chi non molla, la stessa tenacia che risulta l'unica vera costante dell'intero album, tra cambi di sound, di temi e di stati d'animo, al centro di tutto, nell'occhio del ciclone traspare un incredibile attaccamento alla vita, che diventa evidente in gran parte dei brani come "La vita incandescente", una sorta di sfacciata sfida alle peripezie della vita, con un pensiero a "questa primavera che non ritornerà", oppure in "Per le vie del borgo", racconto di una nottata a mille all'ora, tra drink, situazioni pericolose e la ricerca di una nuova scossa, ma soprattutto in "Brucerò per te", ormai trasmessa a profuzione dalle radio come un qualunque brano commerciale ma che nasconde un significato molto più profondo, è infatti stata scritta da Pau e riporta in musica tutte le sensazioni di un dolore vissuto in prima persona, quello della propria moglie a cui viene diagnosticato un tumore, uno struggente urlo di speranza per chi si ama da una vita intera, una vita intera che passa davanti agli occhi e fa urlare "Amica cara, amica speranza, parti da qui, dalla mia stanza e vola, sali più in alto della paura, che ci corrode, che ci tortura e vai!".....
Non mancano le critiche secche alla società e alle sue abitudini, che spesso si intrecciano alle sensazioni restando leggermente velate, come in "Immobili", mentre in altri momenti sono palesi, come in "Panico", ritmato rock sulla paura degli stranieri dettata dalle vicende terroristiche internazionali che ha scosso le abuitudini di tutto il mondo e a cui, inutile negarlo, tutti siamo soggetti, chi più chi meno ma "Dalla stanza qui accanto arriva odore d'oriente, si prepara una bomba o un falafel?". C'è inoltre lo spazio per ogni aspetto della vita di tutti i giorni, dal risveglio mattutino della romantica "Bonjour" fino alla voglia di divertimento serale di "Junkie beat", c'è posto per il rock ovviamente, a bpm sovraccaricati in perfetto stile Negrita con "Fuori controllo", brano ribelle e sognante allo stesso tempo diventato il secondo singolo estratto dall'album. Per chiudere il quadro delle sensazioni arrivano l'oscillazione di stati d'animo della title track e di "Il giorno delle verità", un inno alla forza della musica con "La musica leggera è potentissima", brano scritto dalla band dopo aver letto la notizia riguardante la navicella Voyager, lanciata nello spazio per creare contatti con possibili altre forme di vita e per questo motivo "caricata" oltre che di informazioni di tipo scentifico, anche di musica, è stato scelto un brano per ogni secolo e tra i brani compare "Here comes the sun", e infine le sensazioni sognanti di due densissimi brani, "Un giorno di ordinaria magia", pezzo che sprizza ottimismo e speranza da ogni poro e "Splendido", ultimo brnao della tracklist, che diventa un augurio all'ascoltatore, perchè all'amore non si può resistere, l'amore cambia la vita in un attimo ed è inutile opporsi, l'unica cosa da fare è abbandonarsi, perdercisi dentro e "Buona fortuna e sia splendido!"....
Insomma, un album decisamente diverso dai precedenti, musicalmente sperimentale nel suo piccolo, ma soprattutto denso di significati e di messaggi che i Negrita vogliono lasciare ai posteri, e che loro stessi hanno voluto dedicare ai rispettivi figli, quasi fosse una specie di testamento, una sorta di "buon esempio", di insegnamento a non mollare e a farlo per sè stessi e per le persone a cui si vuole bene.... I Negrita sono cresciuti, sono maturati artisticamente e umanamente e non trasmettere questo cambiamento significherebbe non metterci la giusta passione, non vivere la musica come hanno sempre fatto, cosa che per la band aretina è fondamentale. Il cambiamento è comunque di quelli importanti e i Negrita hanno voluto vederne gli effetti in modo diretto, come è sempre stato. Per loro che per anni hanno suonato nei locali dove il pubblico ti può toccare, e non solo in senso metaforico, il contatto diretto è fondamentale e proprio per questo i cinque hanno voluto sperimentare in una maniera forse poco consona e sicuramente un po' autolesionista, pochissimi giorni prima dell'uscita del disco hanno preso un intero locale Jazz-blues ad Arezzo, hanno chiamato a raccolta i fan più stretti e hanno fatto sentir loro "Dannato vivere" in anteprima, hanno ascoltato l'intero album fianco a fianco con i fan, a rischio di sentirsi mandare a quel paese dalla vecchia guardia ancorata al blues-rock e dai possibili delusi. Chissà come sarà andata l'anteprima, certo è che qualunque sia il responso del pubblico i Negrita tengono botta, a testa alta con la loro musica, e per quante bastonate possano prendere sulla schiena saranno sempre come la donna in copertina, stremati ma decisi a rialzarsi. La musica leggera è potentissima, e anche i Negrita lo sono....
Voto: 8
Tracklist:
1. Junkie Beat
2. Fuori Controllo
3. Brucerò per te
4. Immobili
5. Per le vie del borgo
6. Il giorno delle verità
7. Dannato Vivere
8. La vita incandescente
9. Un giorno di ordinaria magia
10. Bonjour
11. La musica leggera è potentissima
12. Panico
13. Splendido
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