Quello che è successo a Civatanova Marcheè una tragedia immensa.
I due coniugi morti suicidi e il fratello di lei suicida anche lui appena appresa la notizia, è già di per sé cosa triste e raccapricciante. Pensare che tutto è stato mosso dai problemi economici, da un maledetto lavoro che non c'è, da quei soldi che non bastavano per arrivare a fine mese, della disperazione di un momento senza appigli, amplifica il tutto. Poi c'è l'età, che rattrista: due adulti - tre con il cognato, che aveva 72 anni - ultra sessantenni, che si sono ritrovati in mezzo alla strada, al verde, come ragazzi alle prime avventure nella vita. Due adulti che avrebbero avuto il diritto di godersi l'autunno, pensionati e coccolati dai ricordi.
Il dramma diventa sociale, così. E infatti lo è. Innegabilmente. Quei coniugi siamo tutti noi.
Vado con i piedi di piombo, perché davanti a certe situazioni il rischio di essere frainteso è grosso.
Non voglio parlare dei fatti, ma del contorno. In particolare di come i media hanno reso, e qualcuno ancora sta rendendo, la notizia. Non è che sia la prima occasione, ma a mio avviso si intravede - forse - un po' di capziosità. I proclami su "la gente muore e la politica rallenta i tempi", sono a mio avviso speculazione demagogica e come spesso accade tendenza al sensazionalismo. E tralascio la mancanza di rispetto umano.
È vero che i nostri amministratori non si stiamo distinguendo per velocità della risposta. Non stanno fornendo elementi per appigliarci in questa disperazione. Lo so, è così. E non ho intenzione di difenderli.
Ma forse sarebbe più onesto intellettualmente, e più dignitoso per le vittime, evitare inutili strumentalizzazioni. Ma capisco anche che quel "stanno perdendo tempo" di Renzi pesa come un macigno sulla nostra realtà.
Continuo a credere però, che certe volte bisognerebbe cogliere l'occasione di tacere, riflettere in silenzio, senza cercare sempre una soluzione oltre, senza aprire le porte dei complotti e delle dietrologie, senza semplificare e razionalizzare tutto, senza quel pezzo in più.
Che questo sia facile non lo credo, invece.
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