Magazine Opinioni
Roma, 27 maggio 2009
Risultato all'inglese (un gol per tempo) e vittoria spagnola, pardon, catalana.
Si conclude così la Champions League 2008-09, a Roma, in uno stadio Olimpico colorato e festante.
Vittoria del Barca allenato da Pep Guardiola, capace di passare dalla Cantera alla Prima Squadra e di vincere al suo primo anno di panchina, Liga, Copa Del Rey e Champions League: niente male, considerando anche la giovane età (38 anni) dell'ex cervello del centrocampo blaugrana.
Serata no per il Manchester di Sir Alex Ferguson che ha giocato 10 minuti ed è scomparso dal campo: irriconoscibile Rooney, deludente Cristiano Ronaldo, Vidic e Ferdinand in balia degli avanti avversari e centrocampo dei Red Devils imbrigliato a dovere.
La mia analisi parte e si ferma a centrocampo.
Guardiola, cervello e piede fino, imposta la sua squadra in maniera spregiudicata: Xavi e Iniesta a fare gioco (qualità immensa), Eto'o, Messi ed Henry a finalizzare. 5 giocatori, offensivi per caratteristiche e mentalità, a cui Guardiola non rinuncerebbe mai.
Ed è qui che Pep ha vinto. A centrocampo.
L'allenatore blaugrana che deve fare a meno di pedine importanti come Dani Alves, Marquez e Abidal si arrangia posizionando il 35enne Sylvinho in fascia sinistra, Puyol a destra e arretra Yaya Tourè formando un'inedita coppia centrale con l'ex Piquè.
Anderson, Giggs e Carrick patiscono le pene dell'inferno ogni qualvolta il pallone arriva dalle loro parti.
Il pressing di Busquets (un discreto falegname, in un reparto di fini artisti, figlio di un secondo portiere blaugrana anni '80) e compagnia cantante si fa insostenibile da subito.
Così, i Red Devils sono costretti a scavalcare con lanci lunghi la zona nevralgica: peccato che se ad impostare ci metti Vidic, Ferdinand e O'Shea, i risultati si vedono eccome.
D'altro canto, quando i blaugrana sono in possesso palla, la sinfonia è divina. Xavi e Iniesta pennellano giocate straordinarie. Avviso ai cari allenatori italiani, prendete nota, per favore...due così, devono giocare insieme. Sempre.
Messi, sornione inizia a giocare a sprazzi, ma quando decide di partire palla al piede, per gli altri è notte fonda. (Si veda l'accelerazione con cui supera Rio Ferdinand)
Insomma, per farla breve, è in mezzo al campo che si è deciso il match.
Il primo gol è una discesa solitaria di Iniesta che serve Eto'o. Il camerunense si beve Vidic in maniera irrisoria e scarica a rete, battendo imparabilmente Van der Sar.
La reazione del Manchester è inesistente.
Stupisce la scelta di Ferguson, nel posizionare centralmente Giggs e di giocare con Park terzo nel tridente (quarto a centrocampo in fase difensiva): a spanne, direi che Sir Alex ha preso una cantonata alla quale rimedierà solo nell'intervallo (fuori lo spento Anderson dentro Carlitos Tevez).
La mossa non sortirà gli effetti sperati. Ma tant'è. Se prima la notte era fonda, nella ripresa sarà ancora più nera.
All'inizio del secondo tempo il canovaccio non cambia.
Anzi, il Barca si fa ancora più incisivo sotto porta e sulla punizione a giro di Xavi solo il palo salva Van der Sar.
Manchester fuori giri e fuori partita.
Carrick non ne azzecca una e neanche l'ingresso (tardivo e inutile) di Berbatov cambia le carte in tavola.
I catalani prendono il sopravvento e raddoppiano con un gol di testa di Messi.
Di testa?? Di testa, di testa...Per informazioni chiedere a Rio Ferdinand che assiste allo stacco in controtempo della pulce argentina. Van der Sar guarda il pallone insaccarsi per il colpo del ko.
Poi è accademia. Non esagerata come altre volte è accaduto, ma è chiara l'intenzione di far segnare Puyol.
Il capitano ci prova in due occasioni ed entrambe le volte Van der Sar dice di no al capitano dalla chioma riccia.
Il fischio finale dell'ottimo Massimo Busacca decreta la terza vittoria della storia per la squadra spagnola.
Pardon Catalana.
Una piccola appendice dedicata a Cristiano Ronaldo. Prova incolore se non fosse che 6 tiri suoi su 12 hanno creato qualche grattacapo a Victor Valdes (il primo in particolare, su punizione).
Per il resto, qualche piroetta, molte proteste e il pallone d'oro che va a Messi, salvo cataclismi.
Una partita alla Ibrahimovic in formato europeo...
Mi sbaglierò, ma i campioni sono altri.
Stasera sono spagnoli. Pardon, Catalani.
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