Faccia di Bronzo (Photo credit: Conanil)
Mucchi di libri. Ormai ce ne sono anche dove una volta non ce n’erano, qui in casa. Anche sulla mensola sopra al caminetto, e quando arriverà l’inverno dovrò spostarli e cercare posto; un altro posto.
Restano in silenzio ad osservarmi con le loro copertine piegate che tradiscono più di una lettura.
Immagino. Le pagine dentro che confabulano tra loro; le lettere e le parole che si scambiano di posto, si girano, si incastrano le grazie e se ne liberano, pullulano su autostrade indefinibili come in un formicaio di bisbigli; e forse si accordano per formare un’opera diversa da quella che ho già letto, e si scombussolano finché la trama dice azioni diverse da quella che era. (E così mi spiego perché ogni volta che li rileggo mi sembra di leggerli per la prima volta, o perché ho emozioni nuove, o perché noto particolari che non avevo mai notato prima).
Books (Photo credit: henry…)
Mucchi di libri. Ormai ce n’è uno in ogni angolo.
E mi chiedo quanto tempo ci ho perso, quanto tempo della mia vita ho passato in quei mondi paralleli che loro mi creano, in cui mi avvolgono; e mi chiedo se quel tempo è stato vita vera, vita vissuta o vita persa. E non ho se non una risposta imperfetta: che io sono la persona che sono, sono me stessa perché sono entrata in loro e loro sono entrati in me, e anche se la passione del momento in cui si legge è finita, loro sono rimasti in me e io (un po’ meno) in loro.
Ma non è una risposta, questa alla mia domanda: è stata vita vera o vita persa?
E questo aggettivo ‘persa’ mi fa venire in mente le statue fatte con la tecnica della ‘cera persa’: certo, la cera non c’è più, ma guardate cosa ci ha lasciato dopo la lavorazione… E allora inizio quasi a pensare che quell’assuefazione del leggere in realtà non sia altro che vita vera, come la cera che crea un capolavoro su di me.
Anche se questo enigma resterà un enigma per sempre, di una cosa però sono sicura: ogni libro è stata un’emozione di cui non mi pento.