Tra i molti Italiani che caddero con valore e che sono stati dimenticati, spicca la figura del Sacerdote Domenicano Reginaldo Giuliani.
Nato a Torino il 28 agosto 1887, scelse fin dalla prima giovinezza di servire Cristo e vestì l'abito dei domenicani. La sua vocazione non gli impedì di servire con onore anche la Patria al fianco dei suoi coetanei. Durante la Prima Guerra Mondiale fu Cappellano Militare con gli Arditi della III Armata, dove sostituiva spesso gli ufficiali quando il reparto si trovava in mancanza di uomini. Attraversò il Piave raggiungendo, di isolotto in isolotto, l'altra sponda e ritornò per fare altrettanto con un altro reparto.
Con imprese coraggiose e "disperate"meritò sul campo due Medaglie di Bronzo e una d'Argento. Ecco la motivazione per questa ultima:
" Giunto al Reparto immediatamente dopo aver partecipato ad un'azione su di un altro tratto del fronte prendeva parte con inesauribile lena a un nuovo combattimento incuorando e incitando le truppe nei più gravi momenti. Nelle soste della lotta anziché concedersi riposo, pietosamente si dava alla ricerca dei feriti e prestava loro amorevolmente assistenza e conforto. In una critica circostanza essendo un ragguardevole tratto del fronte rimasto, a causa delle forti perdite, privo di ufficiali, volontariamente ne assumeva il comando disimpegnando le relative mansioni con vigorosa energia e mirabile arditezza"(Romanziol, 30 ottobre 1918).
In seguito scrisse un libro ricordando la sua esperienza in guerra intitolato Gli Arditi, edito a Milano dai Fratelli Treves Editori, con il sottotitolo Breve storia dei reparti d'assalto della terza armata.
Al termine della Grande Guerra fu con D'Annunzio nell'impresa Fiumana insieme agli squadristi Cattolici delle Fiamme Bianche e ancora partecipò alla Marcia su Roma nel 1922. Ettore Muti, "mangiapreti" per antonomasia, aveva un enorme rispetto per Padre Giuliani e teneva nel portafoglio il santino della Madonna di Loreto, protettrice degli aviatori, che Giuliani gli aveva regalato quando erano insieme a Fiume. Ciononostante, si divertiva a prenderlo di mira con i suoi famosi scherzi e pare che una volta, durante una celebrazione, gli mise una immagine di Giuseppe Mazzini nel messale per godersi la sua reazione.
Padre Giuliani partecipò volontario alla Guerra d'Etiopia, quale cappellano delle Camicie Nere. Proprio combattendo in quella terra, dove sognava di evangelizzare gli abissini, morì il 21 gennaio 1936 nella battaglia di Passo Uarieu, mentre soccorreva un compagno, il fraterno amico Luigi Valcarenghi.
Ricevette, per il suo comportamento, la medaglia d'oro al valor militare "Durante lungo accanito combattimento in campo aperto sostenuto contro forze soverchianti, si prodigava nell'assistenza dei feriti e nel ricupero dei caduti. Di fronte all'incalzare del nemico alimentava con la parola e con l'esempio l'ardore delle camicie nere gridando: "Dobbiamo vincere, il Duce vuole così ". Chinato su di un caduto mentre ne assicurava l'anima a Dio, veniva gravemente ferito. Raccolte le sue ultime forze partecipava ancora con eroico ardimento all'azione per impedire al nemico di gettarsi sui moribondi, alto agitando un piccolo crocifisso di legno. Un colpo di scimitarra, da barbara mano vibrato, troncava la sua terrestre esistenza, chiudendo la vita di un apostolo, dando inizio a quella di un martire."(Mai Beles, 21 gennaio 1936)
Ora riposa nel cimitero di guerra italiano presso Passo Uarieu.