“Io avevo una gran voglia di smontare il mito dell’eroe. Avevo voglia di rappresentare gli uomini come erano in realtà, con tutti i loro difetti”
Alberto Sordi
Alberto Menichetti è spavaldo, sbruffone ed energico nell’avere paura di tutto, nel fare delle sue paranoie di colpevolezza una missione di vita: cautelarsi e tenersi distante da tutti i problemi e pericoli immaginabili, a qualsiasi prezzo. Più cerca di evitarli e più si inguaia, con essi che sovente diventano il frutto paradossale delle sue paure. Di questo personaggio Mario Monicelli, che di questo film è ancora impareggiabile regista, dirà: “Alberto Sordi ha avuto la genialità di inventare un personaggio diverso da tutti gli altri comici nella storia del cinema, vigliacco, cattivo, traditore, prevaricatore, che fa ridere essendo una persona abbietta, mentre in genere il comico è buono. E questo l’ha proprio inventato lui, non i suoi registi.” Questo film prefantozziano e basato su un soggetto di Rodolfo Sonego rispecchia l’Italia degli anni cinquanta e profetizza quella del duemila, in cui gli Alberto Menichetti diventano un partito capace di vincere a ripetizione più di una elezione. Sordi qui trasforma l’inverosimiglianza in attitudine al quotidiano col supporto di alcuni tra i più grandi caratteristi italiani di sempre che gli fanno da cornice e ne bilanciano ogni eccesso fin troppo canzonatorio, per un film divertente ma per nulla comico, e qualche chicca come Carlo Pedersoli (meglio noto come Bud Spencer) irriconoscibile seppur nel ruolo del picchiatore con spirito che gli sarà consono.
CONTINUA A LEGGERE QUI – http://cinefatti.it/un-eroe-dei-nostri-tempi/