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"un'estate di pace e di noia"

Da Mammapiky @mammapiky

Ho detto no ai centri estivi, un po’ perché lo scorso anno avevamo avuto una brutta esperienza, un po’ perché lui sul punto aveva le idee piuttosto chiare e un po’ perché il ricordo delle mie vacanze mi ha di sicuro influenzato. Ai miei tempi i campus non esistevano o se esistevano, noi di certo non sapevamo cosa fossero; a mala pena c'era la disponibilità dell'asilo d'inverno e al più per l'estate potevi ricorrere alla colonia o a qualche gruppo di boy scout. Io non ho fatto né l'uno né l'altro, io le mie estati le ho passate quasi tutte, completamente a casa e, rari, sono stati pure i soggiorni al mare perché c'era poco da programmare con uno stipendio solo e tre figlie da crescere, nonostante ciò io delle mie estati, ho un ricordo stupendo. Iniziavano con l'ultimo giorno di scuola che allora era proprio l'ultimo e non c'era il "libero arbitrio" su questo, il giorno prima si andava scuola il giorno dopo era vacanza, punto. Ad attenderci nessun programma da lì a tre mesi, ma solo un bel bagaglio di giorni vuoti, e per riempirli, a parte la fantasia, avevamo poc'altro. Rispolveravo la bici che mi portava dappertutto e dove si andava rigorosamente in due e "casa" era il posto, dove tornare a ore pasti. Se ero fortunata, potevo contare su cinquecento lire per un gelato vero, ma a volte ne avevo solo duecento e mi bastavano per un ghiacciolo, altre ancora non avevo nulla e allora mi capitava di dividere un cono con quel l'amica che aveva il mio stesso problema e capiva. Estate per me era "la fiera del paese", dove magari non compravo nulla o per lo meno, solo qualcosa di strettamente necessario, ma dove il"gavettone" la faceva da padrone e ne tiravamo così tanti che spesso dovevano arrivare i vigili a farci smettere. Estate per me erano le passeggiate in pineta con mia madre di prima mattina, uno zaino con la merenda dentro e un sacchetto vuoto da riempire con i pinoli trovati. Estate erano le serate passate fuori al fresco e a correre dietro alle lucciole che non so da quanto tempo io, non vedo più. Estate era il gioco della campana, disegnata sulla piazza sotto casa, non era necessario un gesso, poteva bastare anche un sasso che scrivesse un po', o quello dell'elastico o "le belle statuine" o "nomi, frutta e fiori". Estate era un pallone per improvvisare una sfida a pallavolo e se una schiacciata troppo forte lo faceva finire sulla greppa a fianco, ti toccava andarlo a riprendere e il divertimento era anche quello.Estate per me era andare con mia nonna al lavoro, lei che prestava servizio da una famiglia in città, a volte mi portava con sé io adoravo quelle giornate e l'aiutavo ad annaffiare i fiori. Il culmine dell'estate era la sagra del paese o i rari sabato pomeriggio passati nell'unica piscina che c'era nei paraggi, grandi cose non ne avevo, ma abbondavo in amici e questo faceva la differenza. La mia estate finiva sempre con il giro settembrino alla "Standa" per comprare tutto l'occorrente per l'anno successivo e dove andavamo perchè "costava meno" ed anche in quel caso non era detto che si potesse comprare. Ecco io le mie estati le ho passate così, tra pace e noia, ma erano estati bellissime e questo auguro ai miei figli: perciò che ho detto "no" ai centri estivi.Un ringraziamento speciale va all'Ipernonna senza la quale tutto ciò non sarebbe stato possibile

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