Un fantastico via vai
Creato il 17 dicembre 2013 da Veripaccheri
Un fantastico via vai
di Leonardo Pieraccioni
con Leonardo Pieraccioni, Massimo Ceccherini, Giorgio Panariello
genere, commedia
Italia, 2013
durata, 95'
Cosa sarebbero le feste natalizie senza la presenza del mitico Babbo
Natale. Un pensiero che deve aver attraversato la mente di Leonardo
Pieraccioni, ex Golden Boy del Box Office italiano,
ora relegato a posizioni di rincalzo dalla ciclica ascesa di nuovi
pretendenti. Infatti se è vero che nella sua storia cinematografica il
commediante toscano ha incarnato la quintessenza di una gioventù senile,
o se volete di una maturità fanciullesca ed un po' scialacquona, mai è
mancata in dote ai suoi personaggi un certo Savoir-Faire in
grado di raddrizzare qualsiasi avversità. Un alter ego dispensatore di
felicità e buoni consigli, a cui Pieraccioni consente un ulteriore balzo
verso quella che potrebbe essere la sua definitiva santificazione. In
"Un fantastico via vai " la generosità assume dunque contorni degni di
un moderno Santa Klaus, legittimati in parte da un definitivo
salto della sponda. Arnaldo Nardi, il protagonista del film, e' infatti
un uomo di mezza età, con moglie e figli a carico, talmente innamorato
della propria routine famigliare da provocare una crisi
coniugale. Messo al bando dalla moglie, stufa di cotanta ordinarietà,
Arnaldo trova asilo presso un sodalizio studentesco del quale diverrà
presto una sorta di padre putativo. In questo modo l'Arnaldo Pieraccioni
avrà modo di occuparsi dei problemi dei ragazzi, ricomponendo
incomprensioni famigliari e titubanze sentimentali, arrivando persino a
far cambiare idea a genitori razzisti, ed afflitti da una mentalità
vecchio stampo. Insomma un salvatore della patria alle prese con i
problemi di una gioventù piaciona e modaiola, che Pieraccioni ritrae
secondo una visione del mondo edulcorata da qualsiasi tipo di realismo,
ed all'insegna di un'atmosfera favolistica, scandita dalla bellezza
levigata dei ragazzi, della cui indubbia fotogenia il nostro non
nasconde di andare fiero, con una dichiarazione ("ma lo sapete che siete
giovani e belli") che da sola potrebbe costituire il manifesto estetico
di un film di spudorata apparenza.
Nulla di male, perché il
problema dell'ultimo Pieraccioni non risiede nei contenuti, perennemente
uguali a se stessi fin dalla prima apparizione, ma nel modo in cui il
regista li propina. In questo senso "Un fantastico via vai" rappresenta
un passo indietro rispetto ad un cinema che tale si voglia chiamare. Se
nei film precedenti c'era stato un tentativo di organizzare una storia
con narrazioni dal respiro più ampio, in questo caso assistiamo ad
un'inversione di tendenza, testimoniata dalla chiamata alle armi di
amici vecchi e nuovi, pronti ad arricchire la strenna natalizia. Così
per fare spazio alle comparsate dei vari Massimo Ceccherini, Giorgio
Panariello, Maurizio Battista ed Enzo Iachetti, il film evita di
approfondire le ragioni che consentono di far progredire la storia. In
questo modo la semplicità dell'intreccio si colora di una superficialità
che finisce per rendere inconsistente tutto e tutti. Ed e' vero che
Pieraccioni ci mette il solito garbo, ed una bonomia resa ancora più
evidente dalla correttezza del ruolo, ma non si scappa dalla sensazione
di un cinema spezzatino, in cui la mancanza di idee viene sostituita da
una via vai, e proprio il caso di dirlo, di facce comiche che ripetono
stancamente se stesse. Così se il partner di Vanessa Incontrada si limità a fare il verso ad i suoi spot televisivi, e Ceccherini è un detective
trasformista che fa concorrenza ad Arturo Brachetti - nel film lo
vediamo imbalsamato a mò di statua, e poi mimetizzato come cespuglio tra
i cespugli- è la new entry di Gennaro Battista, nel ruolo del
collega fedifrago e sessuomane, a rimanere imbrigliata in una rete di
situazioni talmente poco plausibili da impedire qualsiasi colpo di coda.
Impermeabile a qualsiasi suggestione contemporanea che non sia quella
del gaudio quieto vivere, "Un fantastico via vai" non sa cos'è la crisi -
economica ma neppure esistenziale- e mette in fila una serie di valori
(la famiglia, la tolleranza, l'amore e l'amicizia) da catechismo del
libro cuore. Un trend suggellato da un congedo che sembra
affidare alle nuove generazioni il testimone della speranza e della
voglia di fare, con una sequenza a metà tra l'onirico ed il surreale che
fa il verso ad una nuova palingenesi. Si rimane con un pugno di mosche,
e con un sorriso che nel frattempo si è tramutato in espressione
d'imbarazzo.
(pubblicato su ondacinema.it)
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