Il terzo uomo, Rete Capri (canale 20 dt), ore 21,0o.
Secondo il British Film Institute, il miglior film inglese di tutti i tempi (al secondo posto Breve incontro, al terzo Lawrence d’Arabia), ed è un piazzamento che non si può discutere. Film immenso, l’ho rivisto un anno fa in edizione restaurata allo Spazio Oberdan qui a Milano e ne son rimasto, ancora una volta, ipnotizzato. Bianco e nero carico di suggestioni e ombre e penombre simil-espressioniste. Inquadrature sghembe da parte del regista Carol Reed, a intensificare nello spettatore una percezione alterata e incerta, a instillare un senso di precarietà, minaccia, pericolo. Del 1949, uno di quei film che hanno meglio restituito l’Europa del post-catastrofe, l’Europa-relitto ridotta in macerie dalla seconda guerra mondiale. Girato tra rovine urbane e piazze sinistramente metafisiche, come Scandalo internazionale di Billy Wilder, come uno dei capolavori rosselliniani, Germania anno zero. Là si era a Berlino, qui a Vienna, nella Vienna occupata dalle forze vincitrici che se la sono spartita in zone di influenza. Con un settore occidentale (in mano a inglesi, americani, francesi) e un altro sotto dominio sovietico, con passaggi complicati dall’uno all’altro. Tutti lottano per la sopravvivenza, in un clima in cui ogni illegalità è possibile, dove ogni morale è spenta e morta, e imperversano traffici e trafficanti loschissimi. In questa città prostrata arriva un americano di nome Holly Martins, autore di roamnzi popolari, a indagare sulla scomparsa di un suo vecchio amico, Harry Lime. Si ritroverà invischiato in una trama di sordide connivenze, oscuri complotti. Di delitti indecifrabili e testimoni inaffidabili e menzogneri. E una giovane donna, un’attrice la cui maschera sfingea sembra essere il simbolo di quella città sfuggente. Holly se ne innamora, ma lei, anche lei, ha un segreto. Chi era Harry Lime? Ma davvero è morto? Emergerà la verità, e sarà atroce. Il film se lo divora tutto Orson Welles in uno dei suoi clamorosi personaggi incarnazione del male, un Welles che, pur non essendo il regista, pare abbia dato suggerimenti decisivi a Carol Reed. Lui è l’uomo del mistero, rabbrividente solo a guardarlo. Joseph Cotten, suo sodale in tanti film, è il buon americano. Meravigliosa Alida Valli come Anna l’attrice, perfettamente credibile, lei nata in una Pola dall’ancora forte impronta austroungarica, come mitteleuropea. Scritto da Graham Greene, e si vede e si sente. Musica che non si dimentica, tra le più famose della storia del cinema. Eseguita da Anton Karas sullo zither, uno strumento a corde della tradizione centroeuropea e balcanica. Battuta memorabile del cinico Orson Welles: “L’Italia per trent’anni sotto i Borgia ha avuto delitti, guerre, terrore, massacri, ma ha prodotto Michelangelo, Leonardo e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto cinque secoli di pace e democrazia e cos’hanno prodotto? L’orologio a cucù”. Credo che gli svizzeri siano ancora incazzati.
Magazine Cinema
Un film-capolavoro stasera sulla tv in chiaro: IL TERZO UOMO (mart. 17 giu. 2014)
Creato il 17 giugno 2014 da LuigilocatelliPossono interessarti anche questi articoli :
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