Eccoci qua, finalmente parentopoli si fa largo anche in Canada e coinvolge la famiglia Cronenberg. Brandon, figlio dell'acclamatissimo padre David (di cui ne parlavamo proprio ieri) ha sfornato la sua opera prima, il suo primo lungometraggio, Antiviral, già il titolo suona ambizioso. Da buon Cronenberg il genere è quello che ci aspettavamo: un horror/thriller con picchi di fantascienza che in qualche modo vuole risolcare le orme che in precedenza aveva formato il padre. Antiviral tratta le avventure di un tizio, un certo Syd March (la versione imbruttita e negativa di Ron Weasley) che opera per la Lucas Clinic, una clinica specializzata nella vendita di virus che hanno colpito le celebrità. Avete capito bene, nel mondo ricreato da Brandon, le persone son talmente succubi dei propri idoli che pur di assomigliare a loro son disposti a pagare pur di avere lo stesso tipo di malattia e condividerlo insieme nel festival della perversione. Ovviamente anche Syd è infettato da un virus, ma col senno di poi deciderà di indagare dall'interno della clinica e scoprire un vero showbusiness che si cela nel circolo vizioso delle morti delle star.Essere figlio di un regista popolare è già un gran peso, ma esserlo addirittura di David Cronenberg è forse troppo. Antiviral risulta un film ambizioso di proporzioni cosmiche, che non riesce a soddisfare un' aspettativa fin troppo grande. E' ammirevole lo sforzo nella ricercatezza delle inquadrature giuste, nell'impostazione delle sequenze a forte impatto visivo con un sonoro adeguato e nella fotografia asettica e neutrale, ma il risultato è un ammasso informe di sequenze, seppur girate abbastanza bene, che non risultano fluidi, bensì sono staccate, e a sè stanti. Di sicuro la comparsata di Malcolm Mcdowell dona un certo rilievo alla pellicola, e risolleva un tasso recitativo alquanto imbarazzante, ma il problema di fondo a parer mio resta la regia, in svariati momenti poco professionale che denota poca esperienza e abilità sul set. Trattasi sempre di un'opera prima si, è vero, ma questo è il risultato di quando si vuol imitare senza troppi giri di parole e fare passi più lunghi della gamba, ed inevitabilmente si frana a terra. Di Cronenberg ce n'è solo uno.Brandon Cronenberg
Eccoci qua, finalmente parentopoli si fa largo anche in Canada e coinvolge la famiglia Cronenberg. Brandon, figlio dell'acclamatissimo padre David (di cui ne parlavamo proprio ieri) ha sfornato la sua opera prima, il suo primo lungometraggio, Antiviral, già il titolo suona ambizioso. Da buon Cronenberg il genere è quello che ci aspettavamo: un horror/thriller con picchi di fantascienza che in qualche modo vuole risolcare le orme che in precedenza aveva formato il padre. Antiviral tratta le avventure di un tizio, un certo Syd March (la versione imbruttita e negativa di Ron Weasley) che opera per la Lucas Clinic, una clinica specializzata nella vendita di virus che hanno colpito le celebrità. Avete capito bene, nel mondo ricreato da Brandon, le persone son talmente succubi dei propri idoli che pur di assomigliare a loro son disposti a pagare pur di avere lo stesso tipo di malattia e condividerlo insieme nel festival della perversione. Ovviamente anche Syd è infettato da un virus, ma col senno di poi deciderà di indagare dall'interno della clinica e scoprire un vero showbusiness che si cela nel circolo vizioso delle morti delle star.Essere figlio di un regista popolare è già un gran peso, ma esserlo addirittura di David Cronenberg è forse troppo. Antiviral risulta un film ambizioso di proporzioni cosmiche, che non riesce a soddisfare un' aspettativa fin troppo grande. E' ammirevole lo sforzo nella ricercatezza delle inquadrature giuste, nell'impostazione delle sequenze a forte impatto visivo con un sonoro adeguato e nella fotografia asettica e neutrale, ma il risultato è un ammasso informe di sequenze, seppur girate abbastanza bene, che non risultano fluidi, bensì sono staccate, e a sè stanti. Di sicuro la comparsata di Malcolm Mcdowell dona un certo rilievo alla pellicola, e risolleva un tasso recitativo alquanto imbarazzante, ma il problema di fondo a parer mio resta la regia, in svariati momenti poco professionale che denota poca esperienza e abilità sul set. Trattasi sempre di un'opera prima si, è vero, ma questo è il risultato di quando si vuol imitare senza troppi giri di parole e fare passi più lunghi della gamba, ed inevitabilmente si frana a terra. Di Cronenberg ce n'è solo uno.Brandon Cronenberg
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