Per difendermi dalla deprimente atmosfera delle feste, leggo gialli e vado al cinema. Non sempre il metodo funziona e mi ritrovo a leggere libri assolutamente inutili e vedere film noiosi. Ma quando funziona il mio umore migliora e mi pare di vivere in un mondo più o meno normale. Così è andato con Storie pazzesche (ma il titolo originale, Relatos salvajes, racconti selvaggi, è molto più vicino al contenuto) film argentino prodotto da Pedro Almodovar e diretto da Damián Szifron, con Ricardo Darín, Oscar Martínez, Leonardo Sbaraglia, Erica Rivas, Rita Cortese. Ricalcando il vecchio schema del film a episodi, mette insieme cinque storie i cui protagonisti, in situazioni legate al quotidiano, di cui chiunque si può sentire in qualche modo partecipe, ne portano le conseguenze fino all'estremo di una esasperazione paradossale. Sarà che il paradosso è la mia figura retorica preferita (e ahimè la uso spesso, con il risultato che molti non la riconoscono come tale e mi guardano a bocca aperta pensando "ma davvero?"), sarà che tutte le storie sono cattivissime e concretissime, io mi sono divertita proprio molto. Un tizio architetta una vendetta originale contro tutti quelli che gli hanno sfigato l'esistenza, una banale lite tra automobilisti degenera fino alla tragedia (l'episodio più violento e insieme divertentissimo), a un ingegnere esperto di esplosivi viene ripetutamente rimossa l'automobile per sosta vietata, un riccone cerca di parare il culo al figlio pirata della strada (il mio preferito: genialmente cinico e spietato), l'atmosfera di una sontuosa festa di matrimonio si surriscalda. Sono argomenti tutti legati all'oggi, alla realtà: soldi, sesso, burocrazie, traffico, rapporti umani degradati, aggressività, violenza, che pur nella lucidità della rappresentazione permettono sempre di intravedere un brandello di ridicolo, un sorriso sotto la smorfia. Gli attori sono bravissimi, e un valore aggiunto è l'ambientazione a Buenos Aires, città non molto sfruttata cinematograficamente, e dintorni. Ho visto che nelle critiche il film viene accostato alla commedia italiana, forse per la struttura a episodi, ma qui siamo lontani mille miglia. E' un film divertente ma non farsesco, e secondo me gli nuoce lo strillo pubblicitario cretino "si prega di ridere con moderazione". E' anche molto riposante perché assolutamente privo di luoghi comuni, ammicchi, piacionerie. Consigliato a chi ha un filino di perfidia nell'animo, a chi ama ridere e non è alla ricerca di emozioni ma di un piacere della testa. Come tutte le volte che parlo di un film, sottolineo che non ne capisco niente di cinema e parlo solo ed esclusivamente da spettatore ingenuo.
Magazine Cultura
Un film molto divertente contro la melassa festiva, Storie pazzesche di Damián Szifron
Creato il 04 gennaio 2015 da Consolata @consolanza
Per difendermi dalla deprimente atmosfera delle feste, leggo gialli e vado al cinema. Non sempre il metodo funziona e mi ritrovo a leggere libri assolutamente inutili e vedere film noiosi. Ma quando funziona il mio umore migliora e mi pare di vivere in un mondo più o meno normale. Così è andato con Storie pazzesche (ma il titolo originale, Relatos salvajes, racconti selvaggi, è molto più vicino al contenuto) film argentino prodotto da Pedro Almodovar e diretto da Damián Szifron, con Ricardo Darín, Oscar Martínez, Leonardo Sbaraglia, Erica Rivas, Rita Cortese. Ricalcando il vecchio schema del film a episodi, mette insieme cinque storie i cui protagonisti, in situazioni legate al quotidiano, di cui chiunque si può sentire in qualche modo partecipe, ne portano le conseguenze fino all'estremo di una esasperazione paradossale. Sarà che il paradosso è la mia figura retorica preferita (e ahimè la uso spesso, con il risultato che molti non la riconoscono come tale e mi guardano a bocca aperta pensando "ma davvero?"), sarà che tutte le storie sono cattivissime e concretissime, io mi sono divertita proprio molto. Un tizio architetta una vendetta originale contro tutti quelli che gli hanno sfigato l'esistenza, una banale lite tra automobilisti degenera fino alla tragedia (l'episodio più violento e insieme divertentissimo), a un ingegnere esperto di esplosivi viene ripetutamente rimossa l'automobile per sosta vietata, un riccone cerca di parare il culo al figlio pirata della strada (il mio preferito: genialmente cinico e spietato), l'atmosfera di una sontuosa festa di matrimonio si surriscalda. Sono argomenti tutti legati all'oggi, alla realtà: soldi, sesso, burocrazie, traffico, rapporti umani degradati, aggressività, violenza, che pur nella lucidità della rappresentazione permettono sempre di intravedere un brandello di ridicolo, un sorriso sotto la smorfia. Gli attori sono bravissimi, e un valore aggiunto è l'ambientazione a Buenos Aires, città non molto sfruttata cinematograficamente, e dintorni. Ho visto che nelle critiche il film viene accostato alla commedia italiana, forse per la struttura a episodi, ma qui siamo lontani mille miglia. E' un film divertente ma non farsesco, e secondo me gli nuoce lo strillo pubblicitario cretino "si prega di ridere con moderazione". E' anche molto riposante perché assolutamente privo di luoghi comuni, ammicchi, piacionerie. Consigliato a chi ha un filino di perfidia nell'animo, a chi ama ridere e non è alla ricerca di emozioni ma di un piacere della testa. Come tutte le volte che parlo di un film, sottolineo che non ne capisco niente di cinema e parlo solo ed esclusivamente da spettatore ingenuo.
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