Alla base del film "Un gusto amaro di libertà" mostrato a Mosca c'era un materiale unico, girato durante la vita di Politkovskaja
13 dicembre 2011, 17.45
Nella sala delle conferenze dell'ufficio di "Memorial" [1] al 5 del viale Karetnyj [2] a Mosca l'8 dicembre ha avuto luogo la proiezione del film della nota regista-documentarista Marina Goldovskaja "Il gusto amaro della libertà" sull'osservatrice della "Novaja gazeta" Anna Politkovskaja. In questo film sono raccolte immagini documentarie uniche, girate nel corso di alcuni anni di vita della giornalista.
Ricordiamo che la prima del documentario "Un gusto amaro di libertà" (A Bitter Taste of Freedom) ebbe luogo il 19 agosto con il tutto esaurito a Manhattan nell'ambito della 15.a settimana del cinema documentario di New York.
Prima della proiezione del film il membro del Consiglio del Centro per la Difesa dei Diritti Umani "Memorial" Aleksandr Čerkasov ha presentato agli spettatori Marina Goldovskaja - autrice, sceneggiatrice, regista e operatrice del film.
Marina Goldovskaja è un'emerita personalità dell'arte della Russia, autrice di più di quaranta documentari, che ha cominciato a girare film nel 1963. Un tempo insegnava alla Facoltà di Giornalismo della MGU [2], ora vive negli USA, è uno dei professori della scuola di cinematografia dell'università di Los Angeles.
La stessa Marina Goldovskaja prima della proiezione del film ha raccontato di aver conosciuto Anna Politkovskaja quando all'inizio degli anni '90 girava il film "Il gusto della libertà". In questa pellicola documentaria si raccontava della famiglia di Aleksandr Politkovskij (Anna era moglie di Aleksandr [3]), uno degli autori della nota trasmissione di quei tempi "Vzgljad".
"Ma poi presi a osservarla. E ogni volta che giungevo a Mosca, mi incontravo con Anja. E filmavo. Mi si accumulò un enorme materiale. Allora non intendevo fare un film su di lei. Nemmeno nel sogno più terribile nessuno poteva immaginare che potesse accadere qualcosa del genere. Ma poi, quando accadde, mi telefonò suo figlio e chiese: "Marina Alekseevna, farà un film sulla mamma?" Risposi di sì, che certamente l'avrei fatto. Ma bisognava aspettare", – così Marina Goldovskaja ha raccontato la storia della creazione del film.
A quanto dice Marina Goldovskaja, aspettò pure qualche anno. "Su Anja erano state fatte molte immagini, diverse. Ma nessuno aveva su di lei un materiale del genere, perché nessuno l'aveva ripresa per il corso di tutti questi anni come me. L'avevo ripresa in vita, ma gli altri film erano stati fatti dopo la sua morte. Poi, quando si formò il materiale, anch'io ripresi i suoi figli, le sue amiche, i suoi amici e quelli che non gli erano molto amici. Ed ecco che venne fuori questo film", – ha riferito la regista.
Nel film, che, come riporta il corrispondente di "Kavkazskij uzel", ha mantenuto in tensione gli spettatori per un'ora intera, Anna Politkovskaja discute di ciò che l'ha costretta a sollevare continuamente il tema della guerra, delle persone che sono state vittime di questa guerra. Secondo le sue parole, che risuonano dallo schermo, inizialmente scrisse dei flussi di profughi e poi questa situazione si impadronì di lei.
Di com'era in vita Anna Politkovskaja parlano i suoi familiari, ma anche i giornalisti Jurij Rost e Alla Bossart, l'attivista per i diritti umani Svetlana Gannuškina, le sue compagne di scuola.
"Quando muoiono queste persone, capiamo che sono la nostra coscienza", – ha detto una di queste.
Secondo lo scrittore e giornalista Dmitrij Bykov, che pure fu intervistato da Marina Goldovskaja, gli articoli di Anna sono lo sguardo di una persona troppo ferita dall'accaduto in Cecenia. Perciò, ritiene Bykov, non tutti gli articoli sono obbiettivi. Questi lo spiega con il fatto che "una donna che sta in guerra, a causa della sua natura femminile, non può conservare l'obbiettività in quelle situazioni".
Alla fine della proiezione del film davanti agli spettatori è intervenuto il vice-direttore della "Novaja gazeta" Oleg Chlebnikov. Notando la distinzione della pellicola documentaria appena vista e ringraziando l'autrice per il lavoro, ha raccontato che per lui il 7 ottobre 2006, quando fu uccisa Anna Politkovskaja è il giorno più duro della sua vita. "Era sabato e preparavamo l'ennesimo numero, in cui Anna iscriveva un suo articolo. Ma passava il tempo e non arrivava da lei né un articolo, né una telefonata. E mi misi a chiamarla al suo cellulare. E' risultato che suonò nel momento in cui la uccisero", – ha raccontato Chlebnikov.
Secondo il presidente del Consiglio del Centro per la Difesa dei Diritti Umani "Memorial" Oleg Orlov, il film tratta di una persona unica, una donna coraggiosa, onesta. Ma, come ha detto Orlov, verso questo film ha un atteggiamento non univoco. In particolare ha detto che i materiali e i fatti che furono comunicati ad Anna e che questa utilizzò nei propri articoli le furono dati dall'avvocato Stanislav Markelov e dall'attivista per i diritti umani Natal'ja Ėstemirova, che più tardi furono pure uccisi, "ma sono rimasti in ombra".
Come ha raccontato al corrispondente di "Kavkazskij uzel" la creatrice del film, nel lavoro sulla pellicola "era impossibile tener conto di tutto". Ma che il film è riuscito e ha avuto un'eco nel pubblico Marina Goldovskaja, a suo dire, "l'ha percepito sia durante la proiezione della pellicola all'estero, sia qui in Russia". Alla domanda se continuerà a lavorare su questo tema Marina Goldovskaja ha risposto negativamente. "E' un tema troppo duro. Con questo film mi è andata via una parte dell'anima", – ha notato la regista.
Secondo i partecipanti alla visione del film Ėleonora Davidjane Oksana Omarova, bisognerebbe mostrare la pellicola al grande pubblico, in particolare ai giovani. "Noi, pare, non sappiamo molto di ciò che è stato in Cecenia. Quando mostrano queste donne uccise dal dolore, che hanno perso i propri cari – sia cecene, sia russe - capisci che è molto necessaria un'informazione veritiera, oggettiva", – ha raccontato un'interlocutrice del corrispondente di "Kavkazskij uzel".
Notiamo che la proiezione del film "Un gusto amaro di libertà" è stata organizzata dall'associazione "Memorial" insieme alla sezione cultura dell'ambasciata degli USA.
Come riferì "Kavkazskij uzel", Anna Politkovskaja fu uccisa a colpi d'arma da fuoco il 7 ottobre 2006 nel centro di Mosca. La giornalista aveva ottenuto notorietà soprattutto grazie ai suoi articoli sul tema della Cecenia e del Caucaso del Nord. L'ultima intervista data in vista da Politkovskaja concessa circa un'ora prima dell'omicidio al corrispondente di "Kavkazskij uzel", fu dedicata alle prospettive di carriera di Ramzan Kadyrov, allora primo ministro e adesso capo della Cecenia.
Nota della redazione: vedi anche le notizie "Presentate le accuse a tre persone coinvolte nel caso dell'omicidio di Anna Politkovskaja","Il tribunale ha riconosciuto legale l'arresto del presunto omicida di Politkovskaja", "Кроуфут: новая база данных о нарушениях прав журналистов станет практическим пособием для их защиты".
Аutrice: Tat'jana Gantimurova; fonte: corrispondente del "Kavkazskij uzel "
"Kavkazskij uzel", http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/197564/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
Note
[1] "Memoriale", associazione nata per difendere la memoria delle vittime delle repressioni sovietiche e ancora attiva sul fronte dei diritti umani.
[2] Moskovskij Gosudarstvennyj Universitet (Università Statale di Mosca).
[3] Il matrimonio tra Anna Stepanovna Mazepa e Aleksandr Vladimirovič Politkovskij non fu felice e quando questa fu uccisa i due erano separati da anni.