In tutta sincerità non l'ho mai capita tutta la frenesia che porta un autore a voler per forza di cose far uscire un film all'anno o giù di lì, specie se stiamo parlando di registi navigati, esperti ed amati, che di certo non hanno bisogno di visibilità o popolarità; uno su tutti Woody Allen, ma questa è un altra storia. Nella trappola è caduto anche un caposaldo amatissimo del body-horror, sua maestà David Cronemberg. Per i fan più incalliti, questo "A Dangerous Method" sembrerà il film meno Cronemberghiano di sempre, talmente irriconoscibile il tocco del maestro (salvo un paio di sequenze) che la regia appare scialba, mediocre e priva del mordente necessario per non risultare noiosa e senza idee. Scordatevi di trovare il modus operandi a cui Cronemberg ci aveva abituato, con sequenze morbose e violente (come nella Promessa dell'Assassino per dirne una), qui sembra tutto censurato, pacato e leggero, manco fosse un film di Wes Anderson, e la trama ne aveva di spunti interessanti da poter esser sviluppati in maniera molto più accattivante. Infatti A Dangerous Method racconta le vicende dei due padri della psicanalisi, Sigmund Freud e Carl Jung, e del loro rapporto con una loro paziente affetta da una grave forma di schizofrenia, Sabina Spielrein, una delle prime donne a diventare analiste. Oltre alla regia, il maggior rimpianto è quello di poter godere di un cast stellare, con Mortensen, Fassbender, Cassel e una straordinaria Keira Knightley e buttare tutto alle ortiche, facendolo risultare a tutti gli effetti il film minore in assoluto della filmografia del regista canadese. Un film col freno a mano tirato per tutta la sua durata è impossibile da far decollare.
David Cronemberg
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