Novalis
NOVALIS, pseudonimo di Friedrich Leopold von Hardeberg ( 1772 – 1802 ), è considerato uno dei massimi poeti del Romanticismo. Egli era un nobile (precisamente barone) della Sassonia, regione della Germania situata a nord – ovest. Assunse lo pseudonimo di NOVALIS ( nuova terra ) quando decise, ancor giovanissimo, di dedicarsi completamente alla Poesia, al suo sviluppo, alla sua diffusione, alla sua conoscenza profonda. Nella sua breve vita, compose diverse opere di poesia piuttosto rilevanti fra i quali ricordiamo I CANTI SPIRITUALI, IL CANTICO DEI MORTI, I DISCEPOLI DI SAIS, i famosi INNI ALLA NOTTE e alcune opere in prosa: un volume di FRAMMENTI ( che raccoglie il suo pensiero e le sue idee nei riguardi della filosofia, della scienza, della lingua, dell’ etica ecc. ecc. ), uno scritto di carattere politico – religioso dal titolo CRISTIANITA’ O EUROPA e il romanzo ENRICO DI OFTERDINGEN. Nella sua elevata concezione poetica, NOVALIS percepisce la Poesia quale partecipazione solenne al senso mistico dell’ essere in grado di cogliere interamente l’ inafferrabile e l’ Infinito. Ciò che è negato alla ragione, cioè la possibilità di attingere la verità assoluta, il mistero insondabile del mondo, della vita e della morte, è concesso soltanto alla Poesia. Dirà egli infatti: ” La Poesia rappresenta l’ irrappresentabile, vede l’invisibile, sente il non sensibile. ” In NOVALIS, mitologia, metafisica, scienza, religione e magia si intrecciano e si confondono, si uniscono e si annullano l’ una nell’ altra perchè egli è profondamente convinto dell’ unità dello spirito.
Francesca Rita Rombolà
Frammento dal primo degli INNI ALLA NOTTE di NOVALIS
( … ) Pure, io mi volgo altrove
verso la santa inesprimibile
misteriosa Notte.
Giace lontano il mondo
come sepolto in un profondo avello.
Squallida solitudine
vaneggia là dove prima tutto splendeva.
Malinconia profonda
per le corde dell’ anima mi vibra.
In gocce di rugiada
io voglio giù disciogliermi,
mescermi con la cenere!
Lontananze della memoria,
fervide brame della giovinezza,
sogni beati della dolce infanzia,
gioie fugaci ed inutili speranze
della trascorsa vita,
vengono in veste grigia,
come labili nebbie vespertine
quando caduto è il sole.
In altri spazi piantò la Luce
le sue tende gioiose ( … ).