Magazine Cucina
Dopo aver fatto qualche riflessione sul ritornare a casa e dopo aver congedato con un ultimo post l'anno britannico è ora di voltare pagina, di guardare al futuro. Futuro che ha sembianze lumacose (o chiocciolesche?!) e che sarà vissuto nelle slow hills più famose del mondo: le Langhe. Proprio lì infatti sorge l'università di Slow Food, un piccolissimo ateneo fondato da Carlo Petrini nel 2004, per formare ragazzi (provenienti da tutto il mondo) alla nobile scienza della gastronomia in tutti i suoi molteplici aspetti: economia, storia, marketing, aspetti microbiologici e chimici, giornalismo, logistica dei trasporti, diritto: il cibo si può studiare e declinare in mille modi:-)L'università si è imposta in pochi anni come un gioiellino didattico, un'oasi felice dove le percentuali di occupazione dopo la laurea raggiungono la sbalorditiva cifra dell'80% e dove la componente straniera nei corsi (sono tutti sia in italiano che in inglese) è altissima.Con queste premesse quando ho saputo che avrebbero organizzato un open day per le future matricole (nooo! di nuovo?!) mi sono subito iscritta per vedere e toccare con mano cotanta organizzazione e assaggiare quello che spero (finchè non ho la conferma dell'ammissione, meglio tenersi sul vago:-) sarà il posto dove spenderò i miei prossimi due gustosissimi anni.
Ovviamente l'open day non mi ha deluso, a partire dalla borsina dell'università gentilmente offerta con all'interno già pronto tutto il materiale per la specialistica, alla chiarezza dei professori nello spiegare il metodo didattico con alcune frasi illuminanti ("non si può pensare di studiare il cibo senza assaggiarlo e vederlo fare nel posto d'origine", sembra ovvio ma vi assicuro che non lo è), al vassoio di pasticcini piemontesi offerto durante il break, a tutti i numeri di telefono per avere eventuali chiarimenti, fino alla visita dei locali dell'università, uno più bello dell'altro.
Con gli occhi pieni di meraviglia, dopo tre ore sono uscita da questa "città del gusto" estasiata e conquistata dal modo in cui la allora visionaria idea di Petrini di creare una università monotematica, è stata concepita e realizzata (e pure migliorata) negli anni.
Le campane suonano mezzogiorno e alzando brevemente lo sguardo per intercettare il campanile, vedo Bra che si staglia dalla collina dove è adagiata. Nella cittadina oggi è giorno di mercato e per di più c'è l'osteria dove ha la sede nazionale Slow Food: l'Osteria Boccondivino.Trovarla è facile, meno scegliere cosa mangiare in un tripudio di specialità piemontesi, propendo così per un classico ultra leggero vista la temperatura: tonno di coniglio grigio di Carmagnola (ovviamente presidio Slow Food:-). Giusto il tempo dell'attesa per assaporare questo locale fuori dal tempo, all'interno di un cortile di una vecchia casa con i ballatoi esterni.. Il giardino degli aromi è di fianco al nostro tavolo, i cuochi escono per raccogliere cosa gli serve, le cameriere nel frattempo salutano gli inquilini dei ballatoi..Il tutto in un'atmosfera intrinsicamente slow.
PS: Mi scuso per la qualità delle foto, ma la food blogger addetta alla fotografia è rimasta a Londra fino a fine mese così io devo far da me con il cellulare..
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