Per chi lavora come me e tanti altri colleghi tutti i giorni sui mercati finanziari e conosce le logiche del suo funzionamento e dell’influenza notevole su di esso delle banche centrali, non è sorpreso più di tanto da quanto sta accadendo. Mi spiego meglio: la Bce aveva già pronto un piano pesante da presentare al mercato finanziario in quanto era ben consapevole dei danni provocati dall’austerità, che ha decretato la deflazione economica dei prezzi, una stagnazione economica in tutti i paesi europei periferici, ovvero di uno stato di stag-deflazione, oltre del costo pesante che avrebbero sopportato i partner europei, in particolare del fondo europeo di stabilità, per l’eventuale uscita di Atene dall’euro, possibile evento collegato alla vittoria del partito Syriza.
E così la Bce ha pensato bene di anticipare il mercato annunciando un forte programma di sostegno all’economia il cui scopo è quello di alimentare il mercato monetario affinchè le banche commerciali possano aumentare i prestiti alle famiglie e alle imprese in modo tale da far ripartire i consumi, quindi la produzione, con effetti positivi nel medio termine sulla crescita economica globale e soprattutto sul tasso di inflazione, ormai quasi assente.
La schiacciante vittoria delle elezioni greche da parte di Alexis Tsipras, del partito Syriza, se a prima battuta sembra non aver creato traumi sul mercato finanziario, ritengo a mio modesto parere che provocherà nel breve termine molto più nervosismo e volatilità, ma anche che alla fine dei conti dovremmo ringraziare tutti questa vittoria di Tsipras perché sarà il primo governo europeo anti-Troika e che costringerà la stessa a smorzare l’austerità dei conti pubblici e a concedere più respiro alla Grecia stessa e su questa via si potranno accodare anche tutti gli altri stati europei periferici. D’altra canto, invece, facendo bene i conti, probabilmente nemmeno alla Grecia stessa converrà l’uscita dall’euro nello stato economico-sociale in cui si ritrova oggi perché si ritroverebbe in un mix potenzialmente esplosivo di rischio cambio, rischio fallimento delle banche (per la fuga dei capitali che già in parte è avvenuta nei giorni precedenti le elezioni) e fallimento del debito pubblico, per la mancanza di ulteriori fondi della Troika, di cui proprio a febbraio sarebbero in arrivo altre tranche. Quindi il ritorno assoluto al passato pare non convenire a nessuno. Dando uno sguardo all’andamento della borsa di Atene, si nota chiaramente che i prezzi sono orientati ad uno nuovo ribasso e quindi anticipatori di un possibile shock sugli altri mercati europei.
(in copertina: ETF Ftse Atene large cap)