Il mondiale sudafricano sembra, dal primo momento, come un'albicocca spaccata in due. Una metà è quella degli africani che guardano, sfiorano, vivono e osservano, però non possono permettersi l'evento. Sono, per dirla tutta, spettatori a casa loro: gli hanno occupato il tinello per girare una sit-com, e nel frattempo è meglio che si accomodino in cucinino per non disturbare. L'altra metà siamo noi, i giornalisti, i delegati Fifa, gli sponsor, i turisti, gli ospiti, gli occidentali, insomma tutti quelli che pagano la sit-com.
(Maurizio Crosetti-Repubblica)
Insomma che io continuo in questi giorni ad ignorare il mondo che mi circonda gli affetti le parole che vorrei dire per seguire i mondiali.
Che alla fine ti ritrovi a vedere delle istantanee.
Quelle di rio ferdinand che ha un tutore o della fighetta con il suo taglio di capelli trendy.
Insomma quello che guadagna in un anno un sudafricano.
Che abbiamo portato li le insegne delle major abbiamo costruito campi per farli giocare a pallone davanti alle telecamere ma alla fine i padroni del vapore li hanno portati lontano dalle township dalla loro vita per costruire altri ghetti.
Questa è la tin city
E' stata una vera e propria deportazione
perchè la parte ricca e tranquilla non deve veddere i poveri gli oppressi i precari.
almeno 2 bambini sono felici facendo quello che tutti i bambini quando giocano.
Rincorrere un pallone cercando un futuro migliore.
ed è questa quello che un mondiale deve essere.