Titolo: Un genitore in più
Autore: Jesper Juul
Editore: Urra
Anno: 2011
Sottotitolo: <<Vivere con un partner separato e i suoi figli>>.
La società cambia, i termini ‘patrigno’ e ‘matrigna’ sono destinati a rimanere sempre più confinati nel mondo delle fiabe, nella loro concezione anacronistica dei ruoli familiari.
Noi, nel tentativo di dribblare la valenza negativa di questi termini, che hanno attribuito al genitore ‘sostitutivo’ un ruolo decisamente maligno e malvagio nei confronti di ‘figliastro’ o ‘figliastra’ (interessante, dal punto di vista etimologico/filologico, chiedersi perché mai il vocabolario destini a certe condizioni familiari una denominazione vagamente spregiativa con i suffissi “-igno/a” e “-astro/a”), ci accostiamo con interesse a neologismi come “madre bonus” o “padre bonus” (che poi sarebbero i genitori acquisiti a seguito della separazione dei propri genitori), ‘famiglia patchwork’ (che sarebbe la famiglia sostitutiva o ricostituita, che subentra a quella nucleare tradizionale, a seguito di una separazione) o ‘sparring partner’.
In una società nella quale le famiglie allargate o ‘derivate’ sono numericamente importanti e statisticamente in crescita, ci pensa un terapeuta scandinavo, Jesper Juul, a scongelare la freddezza con la quale la tradizione talvolta considera queste spesso intricate forme familiari. E lo fa con una prima raccomandazione, già nel prologo al suo saggio breve: “Nella tua nuova famiglia, non portare solo il tuo amore e il tuo senso di responsabilità; metti in valigia anche la tua voglia di crescere, la tua intelligenza e la tua disponibilità ad affrontare la crisi.”
Il saggio di Juul tenta di rispondere ad alcune elementari, ma fondamentali domande che si pongono gli adulti quando affrontano una nuova relazione sentimentale dopo il fallimento di un matrimonio con figli: quando la neo-formazione familiare può cominciare a vivere insieme? Come farsi accettare dai figli del/la nuovo/a compagno/a? Quale ruolo assumere con costoro? Quello di amico, di genitore, di responsabile? Come relazionarsi con l’ex partner?
Inutile dire che il lavoro di Juul si innesta su una situazione quasi sempre problematica, per tutta una serie di motivi. Ve ne propongo una sintesi, con una rielaborazione del tutto personale, ma attingendo in modo letterale al testo.
PRIMO: “Non arrivi a casa del tuo partner come una principessa o un principe, che deve salvare la persona che ama da una vita da single”.
SECONDO: Si parte da un fallimento: “Ti troverai quindi a nuotare in un mare infestato di squali, dove gli squali sono sentimenti feriti, tradimenti, gelosia, meschinità, sete di vendetta, irresponsabilità infantilismi, suscettibilità ...”
TERZO: “A te non può sfuggire l’evidenza che l’uomo o la donna che ami, e con il quale stai facendo progetti di vita, sia o sia stato almeno in parte responsabile del guaio in cui si è venuto a trovare.”
Dunque bisogna agire senza troppe mistificazioni e con alcune consapevolezze. Tipo:
“Per crescere, un bambino sano deve poter esprimere la sua rabbia, il suo dolore e la sua frustrazione”.
“Tra gli aspetti più problematici dell’amore c’è il fatto che quasi nessuno riesce a sopportare di vedere le persone che ama soffrire o stare male”.
E ancora:
“Qualsiasi tentativo di competere per avere il primo posto sarebbe inutile, (i figli) hanno già vinto due volte: quando sono nati e nel momento della separazione.”
“Il tuo partner ha molto più potere di te nel rapporto con i suoi figli, oltre al fatto che spesso deve condividere quel potere con il suo ex.”
La trattazione è disseminata di consigli, anche per indicare come non oltrepassare “i limiti del bambino violandone lo spazio intimo, dove solo i genitori biologici … possono accedere” o per rispettare ‘la legge psicologica del pendolo’: “Tutte le relazioni affettive sono regolate da un pendolo che oscilla tra l’unione e il distacco”.
Cito alcuni di questi consigli, che mi hanno colpito per semplicità ed efficacia:
“Dimentica le battute a effetto e non ostentare il tuo amore per i bambini, perché nella relazione è solo dall’autenticità che scaturiscono, contatto, fiducia e amicizia”.
“Agire è meglio che discutere …”
“Spesso il bisogno di momenti e spazi per sé è tanto forte da entrare in collisione con il tuo bisogno di stare insieme”.
Quindi: un’analisi interessante, a volte effettuata in chiave teorica, a volte riferita a casi pratici; uno strumento che costituisce un tentativo di evitare alle famiglie patchwork di cadere “nelle stesse trappole che insidiano le famiglie nucleari tradizionali”. Proponendo anche una metodologia concreta: quella delle riunioni di famiglia …
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