Un fotografo colto, ironico capace di sintetizzare in poche immagini storie complesse come la vita degli scugnizzi napoletani alla fine degli anni ’50 o i lunghi reportage di sentita partecipazione come il viaggio che compie nel centenario dell’Unità d’Italia, è il 1960, sui luoghi percorsi da Garibaldi e i suoi Mille.
Il voto di scambio. Napoli 1967
Immagini struggenti di una Sicilia sospesa tra un mondo arcaico ancora misterioso e sfuggente e una modernità incombente. Garolla che proveniva professionalmente dal giornalismo di penna, inizia a usare la macchina fotografica negli anni ’50 nella sua città d’origine, Napoli, dove collaborava al Mattino.Chiamato a Milano da Arrigo Benedetti prestigioso direttore dell’Europeo e poi dell’Espresso, verrà inviato a Parigi a formarsi nel nuovo mezzo. Frequenta i fotografi francesi di Paris Match, e studierà attentamente la fotografia angloamericana.
Anita Ekberg. Fregene 1959
Nella sua lunga carriera ha fotografato grandi e piccoli avvenimenti, foto di cronaca, di personaggi della cultura e dello spettacolo con cui spesso ha intrattenuto rapporti di stima e di amicizia. Ed ecco come una lunga carrellata apparirci nella mostra volti e situazioni che si collegano alla storia e al costume del nostro paese, alcune immagini diventate icone, pubblicate nelle antologie e nelle storie della fotografia italiana. Vediamo e ci riconosciamo nel Pasolini che gioca a pallone in un campetto della periferia romana, negli intensi ritratti di Elsa Morante, di Alberto Moravia, i pittori Guttuso e Campigli, il volto intenso di Anna Magnani il corpo scultoreo di Anita Ekberg e via via altri volti di personaggi indimenticabili del nostro cinema. Lea Massari, Eleonora Rossi Drago, Alberto Lattuada, e un De Sica ripreso nella galleria Chiatamone a Napoli nel 1961 mentre si accende l’ennesima sigaretta durante la lavorazione del film L’Oro di Napoli.Una decina di immagini ci ricordano anche il suo impegno nella fotografia di moda. La singolarità di portare negli anni ’50 le modelle per la strada fotografarle alla luce naturale in mezzo alla gente e ai luoghi. I modelli dell’alta sartoria ambientati nel neorealismo della strada.
Istituto Don Bosco. Napoli 1959
Dicevamo tante storie nelle storie, negativi recuperati dagli archivi del fotografo curati dalla figlia Isabella e reinseriti in un percorso colto e intelligente curato da Tatiana Agliani a cui si deve anche un brillante saggio sull’opera e la vita del fotografo, un libro edito da Politi, dal titolo In scena e fuori scena che dà anche il titolo della mostra itinerante.Uno scorrere di immagini che sarà per molti una piacevole scoperta per altri che già conoscevano l’opera di Garolla, un momento di riflessione sull’opera del fotografo.
Negli anni ’80 il cambiamento dell’editoria in Italia la fine di quel ciclo durato trent’anni del fotogiornalismo vede Garolla lasciare la professione e dedicarsi all’editoria fondando una piccola casa editrice che editerà preziose guide su diversi musei italiani.
La fotografia di Garolla è un racconto complesso, intrigante e pieno di rimandi a un’Italia del secolo scorso in bianco e nero, l’Italia del dopoguerra del miracolo economico che ci riserva sempre forti emozioni.
Alberto Sordi sul set del film I due nemici, Roma 1961
Totò sul set del film I soliti ignoti, Napoli 1958
Scena e fuori scena, particolare della sala d’esposizione. Isabella Garolla, Roma 4 maggio 2013