Magazine Racconti
Oggi pomeriggio, mentre stavo rimettendo a posto un po' il ripostiglio in cerca di un fascicolo sui Latitudinari, ho trovato il mio vecchio cellulare nokia. L'ho messo subito in carica e, dopo un po', l'ho acceso e sono andato subito a vederne la rubrica interna. Ho scorso i nomi dei miei contatti, vecchi compagni d'università, colleghi, professori, amici, tante persone con cui ora non ho più contatti. Scorro ancora, eccola, è il suo numero. Il cuore batte. Prendo nota e con il mio attuale telefonino chiamo.- Pronto Claudia?- Sì, chi parla?- Ciao, sono Carlo. Scusami se ti disturbo.- Beh, disturbo no, ma cosa vuoi?- Niente di particolare. Vorrei sapere una cosa veloce veloce. Puoi parlare, restare un secondo al telefono?- Sì ma veloce che devo andare a prendere mia figlia al corso di chitarra.- Sì, sì un attimo solo. Per ragioni... mie personali... sai sto andando dall'analista perché vorrei conoscermi meglio, sapere chi sono, insomma tutte queste storie, insomma...- Fai in fretta.- Sì, lo so, dieci anni. È che ho ritrovato per caso il mio vecchio cellulare dove c'era il tuo numero...- Sbrigati.- Sì, insomma, l'analista ti dicevo, io vorrei sapere... insomma: perché mi hai lasciato?- Ascolta, ho fretta. Il passato è passato. Punto, fine. Io ho la mia vita, tu la tua. Non facciamo tante storie.- Sì, lo so hai ragione, ma ti prego, per motivi, di salute mia, te non c'entri, dimmi ti prego la verità, dimmi perché mi lasciasti, ti prego, è l'analista che lo vuole sapere.- Ma perché vuoi farti del male? Ché sei diventato un masochista?- No, non è per me ripeto, cioè, si, no insomma, ormai non ti sogno nemmeno più, non mi disturbi nemmeno più la notte, non ti penso, è solo per sapere...- Ti lasciai perché l'ultimo mese che siamo stati insieme avevi sempre l'alito cattivo e puzzavi di sudore.- E non me lo potevi dire allora?- Beh, ti amavo. Cercavo di dirtelo... delicatamente... ti ricordi? Ti chiedevo di non fumare, di lavarti spesso i denti prima di baciarmi, ti compravo Fahreneit di Christian Dior a litri eccetera?- E non funzionava?- No, non funzionava. E io non ne potevo più. Dovetti cambiare aria, cambiare bocca da baciare, cazzo da succhiare.- Sempre fine sei eh? Ma perché, cazzo appunto, non me lo dicesti chiaro chiaro tondo tondo?- Perché ti amavo e non volevo ferirti. E poi, una delle ultime nostre sere per me in apnea, incontrai colui che poi ho sposato. Un pompiere in servizio di leva che mi trovò esausta e boccheggiante su una panchina davanti casa dopo che mi avevi riportato dai miei. Oh, è tardi. Bisogna che scappi. Scusami e, addio.- Sì, addio.
E ora, cosa gli racconto all'analista? Che puzzavo? Sì ma prima devo chiedere a Lidia se ha mai notato la cosa. Parrebbe di no, son sei anni che stiamo insieme. Anche i miei amici più intimi, i miei colleghi non hanno mai fatto cenno di alcunché. Non ho mai visto nessuno tenersi a distanza al mio passaggio o durante una mia conversazione. Chissà di cosa puzzavo mai e perché. Forse ci sono, ho trovato. A forza di stare dentro di lei e di starci bene, mi ero come rivestito di una leggera immaginaria patina di liquido amniotico che, quand'ero fuori di lei, cominciava a corrompersi e a deperire. Ero come un pulcino ancora invischiato nella sua fica-uovo e non sapevo e non volevo uscire fuori dal guscio ma restare lì, a metà strada, tra la casa e la vita fuori di casa.Ecco, dottore, ecco perché mi lasciò: voleva farmi uscir fuori di lei, voleva farmi nascere, diventare uomo, e si sa, una volta usciti, normalmente, la prima cosa che si fa è piangere. E io piansi, oh se piansi. E cominciai a scrivere versi, a scrivere storie, a cercare una casa con delle finestre, una luce, e un giardino pieno di lavanda.P.S.Trattasi di una storia “credibile”, beninteso. Ogni riferimento a fatti o persone è.... fate voi. Ah, dimenticavo: molta ispirazione me l'ha data questo post di Wildestwoman.
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