Allora credo sia giusto domandarsi se ci siano morti più morti, assassini più assassini, tragedie più tragedie, atrocità più atroci. È ovvio che la risposta è no, che le vittime dei partigiani di Tito meritano lo stesso rispetto delle vittime dell’Olocausto. È altrettanto ovvio che il ricordo vada giocoforza verso la Shoa in quanto evento che ha coinvolto il maggior numero di persone, ma ciò non vuol dire dimenticare altre tragedie.
Il Giorno della Memoria potrebbe rappresentare un’occasione magnifica per iniziare quella pacificazione intellettuale tra opposte visioni politiche che, però, possono e debbono confluire nel sentimento della pietas nei confronti dei martiri dell’idiozia elevata a regine. La memoria sia memoria totale, che conservi il ricordo dei morti ammazzati dall’odio etnico, religioso, politico in tutto il mondo.
Si ricordino le vittime dell’Olocausto, delle Foibe, delle dittature sudamericane, della pulizia etnica nell’ex Jugoslavia. Si rammentino le vittime del terrorismo politico e religioso e delle stragi di Stato. Si perpetui il ricordo perché la Storia sia vera maestra di vita e lo si faccia in un giorno per tutti, senza distinzioni, in modo che, almeno quel giorno, si smetta di stilare classifiche del morto più morto e del cattivo più cattivo e si impari ed insegni alle future generazioni che c’è un limite al confronto delle idee, oltrepassato il quale l’uomo diventa la belva più feroce.
Luca Craia