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Perché questo è stato – cosa rimane della giornata della memoria

Creato il 27 gennaio 2015 da Funicelli
Ma cosa rimane oggi della giornata della memoria? Leggendo i giornali, la notizia delle celebrazioni si mischia a tante altre: alcune importanti (come le elezioni in Grecia, le elezioni del presidente della Repubblica). Altre decisamente meno: gossip politico, trash televisivo .. Non si riesce o forse non si vuole ricordare quella che dovrebbe essere la lezione che dovremmo aver imparato, dopo la Shoa. Che esistono dei diritti fondamentali che nessuno stato, nessun uomo di Stato può arrogarsi il diritto di cancellare. Il diritto di non essere chiuso in un ghetto o in campo, privato del cibo, costretto a vivere di stenti. Non è successo solo nella seconda guerra mondiale: quello passato sarà stato sarà ricordato come il secolo dei genocidi anche. Di popoli, etnie, massacrati per la sola colpa di esistere. Orrori che ancora oggi facciamo fatica a comprendere nella loro interezza, perché la nostra mente quasi rifiuta di credere a quelle immagini che testimoniano cosa è stato.
Perché questo è stato – cosa rimane della giornata della memoria
Vengono in mente le parole di Primo Levi (citate da Robert Harris nel suo libro Fatherland)
In qualunque modo questa guerra finisca, la guerra contro di voi l'abbiamo vinta noi; nessuno di voi rimarrà per poter portare testimonianza, ma se anche qualcuno scampasse, il mondo non gli crederà. Forse ci saranno sospetti, discussioni, ricerche di storici, ma non ci saranno certezze, perchè noi distruggeremo le prove insieme a voi. E quando anche qualche prova dovesse rimanere, e qualcuno di voi sopravvivere, la gente dirà che i fatti che voi raccontate sono troppo mostruosi per essere creduti: dirà che sono esagerazioni della propaganda alleata, e crederà a noi, che negheremo tutto, e non a voi. La storia dei lager, saremo noi a dettarla.
Ufficiale SS, citato in
"I sommersi e i salvati" di Primo Levi.

Perché questo è stato – cosa rimane della giornata della memoria

Srebenica

 Tutto questo è stato e continua ad essere ogni volta che c'è un dittatore che reprime l'opposizione, le persone con la pelle di un altro colore, di un'altra religione.
Eh sì, abbiamo perso la guerra, ma abbiamo dominato il mondo e continuiamo a farlo, in silenzio o urlando, tu conosci quello che accade, in Jugoslavia abbiamo vinto noi, e in Rwanda e ogni volta che qualcuno si alza e afferma la panzana demente di fascismo buono, una bontà che non abbiamo mai voluto o rivendicato, perché l'unica cosa che avevamo in mente era di essere giusti della nostra giustizia, senza la lettera maiuscola o i comandamenti o i precetti di chiunque, giusti perché lo avevamo deciso, non buoni. Ogni volta che accade, per ogni saluto col braccio teso, per ogni dittatore che reprime un oppositore o lo zittisce, per ogni essere umano che si crede onnipotente, noi vinciamo e per ogni silenzio o dimenticanza, noi vinciamo, e per ogni silenzio o dimenticanza, noi vinciamo, e per ogni singolo pensiero che cerca odio con cui affermare la propria rivalsa, anche il tuo nei miei confronti [..] noi vinciamo, e vinciamo per un semplice motivo, abbiamo affermato come regola l'inaffermabile, proprio quel libero arbitrio di cui tanti blaterano, il nostro libero arbitrio, che non riconosce nulla al di sopra di sé, in cielo o in terra[..]
Guardati intorno, pensa al mondo in cui vivi. E quando resti solo, chiediti se ci avete sconfitti davvero.
Patrick Fogli, Dovrei essere fumo
Chiediamoci se abbiamo veramente imparato la lezione. Ancora su Facebook vedo girare post con la faccia del Duce. Gente che inneggia al fascismo, in base ad una presunta (e menzognera) concezione di dittatura dell'ordine. Gente che inneggia a Putin, che tiene la Russia pulita (anche dai giornalisti che fanno domande scomode). Ci siamo già dimenticati i gulag, le leggi razziali, le carceri piene di gente imprigionata senza processo. Ci siamo dimenticati di Aktion T4 e degli indesiderabili che venivano eliminati per un senso di “pietà” da Hitler: i bambini con problemi di handicap, deformi, inabili.
Ausmerzen, come ha raccontato Marco Paolini: eliminare tutte le vite indegne perché IMPRODUTTIVE.
Perché non ce lo possiamo permettere di aiutare gli ultimi, perché c'è il mercato e il profitto, perché chi non rimane al passo è un parassita.
Non le avete sentite anche oggi queste parole? No, forse la lezione non l'abbiamo ancora imparata.


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