Un giorno di ordinaria follia

Da Gmroberto
Fino a che punto un uomo può essere spinto dalle proprie manie? Caligola come è noto fece senatore il proprio cavallo; Vincenzo Peruggia arrivò a sottrarre la Gioconda di Leonardo; François Vatel, cuoco del Gran Condè, si suicidò per aver dovuto servire del pesce a suo giudizio non sufficientemente fresco.
L'idea mia e di Antonio di organizzare una gita a Bruxelles con andata e ritorno in giornata al solo scopo di procurarsi del tabacco Semois può apparire sulle prime bislacca, tantopiù se nella spedizione vengono coinvolte le mogli col preciso intento di far lievitare la franchigia a disposizione; ma misurata sulla scala dei truculenti episodi appena riportati sembra in verità una grigia iniziativa da dopolavoro ferroviario.
Devo confessare che quando ieri mattina la sveglia è suonata alle 04:00 AM la tentazione di girarsi dall'altra parte e mandare a quel paese (il Belgio?) pipe, tabacchi e compagnia bella è stata fortissima. Ma si è trattato della debolezza di un momento. Così, riemersi dalle coperte e insufficientemente svegliati da un caffè, io e Justyna alle 4:47 prendevamo posto nel Malpensa Express verso l'aeroporto. Con tipica efficienza italiana il bus che collega i due terminal della struttura a quell'ora circola ogni trenta minuti e gli orari sono congegnati in maniera tale che il passaggio avvenga in maniera da costringere i malcapitati viaggiatori a quasi venticinque minuti di inutile attesa: evidentemente l'idea di sincronizzare tra loro arrivo del treno e partenza del bus è un concetto troppo banalmente semplice per gli astuti organizzatori del servizio.

Il modello organizzativo a cui sono ispirati i controlli di sicurezza di Malpensa

Una volta arrivati al terminal 2 ci si para una scena che di sicuro avrà riportato Justyna ai tempi della sua infanzia nella Repubblica Popolare Polacca: una coda disperatamente lunga era in attesa di passare i controlli di sicurezza. Il fenomeno, alle sei del mattino di un venerdì qualunque di metà novembre sembrava e sembra inspiegabile, a meno di non voler malignamente pensare a un tentativo di spingere i malcapitati in ansia a comprare l'opzione Fast Track. 
Sia come si sia, ci pieghiamo all'ineluttabile, compriamo il Fast Track e giungiamo trafelati ma in tempo al gate di imbarco.
Il volo fortunatamente si svolge senza intoppi e alle 8:30 arriviamo a Bruxelles. Le successive tre ore sono dedicate alle razzie di Semois presso gli obiettivi strategici che avevamo previdentemente individuato durante la fase di preparazione dell'iniziativa.
E qui corre l'obbligo di ringraziare Stefano, vecchia conoscenza telematica di Antonio e nuova conoscenza nostra che risiede a Bruxelles e si è dato la pena di mandare qualche mail e fare qualche telefonata in modo da facilitarci il compito e darci ragionevoli certezze in merito a quanto avremmo trovato.
Dopo la spoliazione delle nostre prede (possiamo affermare con orgoglio di aver lasciato Le Roi du Cigare completamente privo di Semois Vincent Manil) è il momento di dedicarci a un giro per il centro della città. Ovviamente con la pipa in bocca riempita dello straordinario Langue de chien di Martin. Mentre sfumacchiavo soddisfatto godendo della soffusa luce belga e di un cielo con degli sprazzi di azzurroverde che venivano direttamente dal polittico di Gand, pensavo che a furia di star dietro agli esoterici Virginia, così pieni di pretese in quanto a umidità, caricamento, conduzione della fumata, punto di stagionatura e simili, ogni tanto fa bene ritornare (o approdare) a un tabacco come questo: buono della semplice, genuina  bontà del pane appena sfornato e che si lascia fumare da quel franco e generoso compagno di vita che probabilmente è stato per generazioni di pipatori.
Giunge così l'ora del pranzo, celebrato comme il faut  (in compagnia di Stefano che si è unito alla comitiva ) all'ottimo  Aux Armes de Bruxelles. Le pipe si tacciono e lasciano il posto a choucroute, cozze con le patatine fritte e all'immancabile birra belga.
Pomeriggio trascorso a passeggiare (e a fumare, ça va sans dire) per le stradine di Bruxelles accompagnati da Stefano che per l'occasione rivela i suoi talenti di guida turistica e che poi spinge la sua gentilezza fino al punto di riaccompagnarci all'aeroporto. Aereo, treno e per le 22 siamo di nuovo a casa.
In conclusione: ottimo tabacco, ottimo cibo, splendida compagnia. Una giornata praticamente perfetta. Come scriveva Jules Verne, "si vivre dans ces conditions, c’est être un excentrique, il faut convenir que l’excentricité a du bon !"

Io e Antonio all'uscita de Le roi du cigare. Inspiegabilmente la commessa si è rifiutata di posare sdraiata ai nostri piedi a mò di preda.

Se qualcuno volesse ripetere la nostra impresa (dopo aver dato il tempo ai tabaccai bruxellesi di rientrare entro uno stock accettabile) riporto un po' di indirizzi:

- Il Semois di Vincent Manil (Reserve du Patron, taglio medio e La Brumeuse, taglio grosso) l'abbiamo preso da Le roi du cigare, rue Royale 25. Hanno anche il Semois di Jean Paul Couvert, come il Cerf Ardennais che ostento trionfalmente nella foto.

- Il Semois di Joseph Martin (Vieux Bohan e Langue de Chien) invece l'abbiamo preso da Davidoff Louisa, Chausée de Charleroi 15.
- Il pranzo l'abbiamo consumato presso Aux armes de Bruxelles, rue des Bouchers 13. Consigliatissimo.


 



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