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UN GIORNO DI TERRORE (LADY IN THE CAGE) di WALTER GRAUMAN

Creato il 14 ottobre 2015 da Viga
Nel loro piccolo, i blogs, svolgono un ruolo importante, oltre che farti conoscere persone le quali diventano quasi come gente di casa o di servizio, tanto per dire... In ogni caso: prendi codesta pellicola. Non la conoscevo, poi un giorno, ho letto sul Bollalmanacco dell'amica Erica una sua recensione. Mi ha subito colpito e così sono andato a cercarlo
Ecco, questo per me è una delle più belle funzioni di un blog: far conoscere i films. Non tanto la voglia del blogger di dire al mondo: ci sono! Ma le sue visioni, i suoi films preferiti. Con tanta vita vissuta del tizio o della tizia, che noi siamo spettatori. Non cinematografari.
Noi, cioè : Io. Ma questa è altra storia.
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L'opera in questione è uno dei film più violenti e crudeli che io abbia mai visto. Forse perché l'ho preso sottogamba, dicendomi: "Vabbè, è del 1964, sai che effetti, sai che violenza! Sicuramente sarà ben girato, ma mica fa paura!" E invece....
Invece non è solo paura, quella schietta e spiccia di chi vede un film di tensione. Cioè, ok sono teso per la tizia protagonista, al massimo chiudo gli occhi quando c'è una scena forte, ma non smetto mai di mangiucchiare. Voi , che siete dei servi degli americani, i pop-corn. Io i taralli. Insomma, quando al secondo tarallo ti passa l'appetito, qualcosa vorrà pur dire. No?
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Vuol dire che sceneggiatore e regista non scherzano per nulla. Non ti hanno invitato a una festa, non sei l'ospite d'onore della serata di Halloween, ma sei una vittima del film. Della sua ferocia, del suo nichilismo violento e irrefrenabile. Non si tratta, giusto per metter le cose in chiaro, di una storia dove ci sono i cattivi - la banda di giovinastri dove spicca un giovane James Caan - e i buoni, la donna in gabbia appunto.
Qui tutti hanno delle colpe, dei peccati grossi, qui tutti sono giudicabili e condannabili, qui c'è la fottuta festa del Dio Vendicatore, senza compassione alcuna.
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Come direbbe Federico Frusciante: "la trama è semplice" Una ricca e affermata donna americana, scrittrice se non erro, rimane chiusa dentro il piccolo ascensore che l'aiuta a evitare di far le scale, visto che ha un problema a un ginocchio.  Per caso il suo allarme viene sentito da un poveraccio senzatetto: Pentiti. L'uomo visto il tesoro ne parla con un ricettatore. Ben presto in quella casa saranno tanti a voler le ricchezze della donna. Dando inizio a una mattanza dove tutti sono vittime e carnefici, perchè.. Non so se lo sai: gli altri siamo noi.
Un mondo dominato dall'indifferenza, dalla violenza gratuita, dal disinteresse nel confronto dell'altro che diviene una vittima da reprimere. Un grande e dolente canto sulla disumanizzazione. Sul lato nero dell'America e quindi nostro.
Terribili sono già le sequenze iniziali che ci fanno intuire dove stiamo andando a parare: tra ragazzine che calpestano con i pattini i senza tetto, clacson suonati con rabbia, il cadavere di un cane abbandonato su una strada. E tanta pattumiera, appena fuori dalle belle villette della borghesia.
In poche parole consiglio codesto film perché parabola amarissima e spietata della deriva umana, per nulla consolatorio, ma non scioccamente cinico e compiaciuto. C'è tanta sofferenza dietro.

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