Un giorno, meravigliosa creatura, io per te diventerò un ricordo, là, nella tua memoria occhi-turchina sperduto – così lontano lontano. Tu dimenticherai il mio profilo col naso a gobba, e la fronte nell’apoteosi della sigaretta, e il mio eterno riso, che tutti intriga, e il centinaio – sulla mia mano operaia – di anelli d’argento – la soffitta-cabina, la divina sedizione delle mie carte… e come, in un anno tremendo, innalzate dalla sventura, tu piccola eri ed io – giovane.
Marina Cvetaeva(trad. di P. A. Zveteremich)